I tre amici – scrittori fiorentini partono per un altro “viaggio”. Questa volta non saranno “Tre uomini a piedi”, ma tre uomini in mezzo alle isole dimenticate nel Mediterraneo, perché a loro piacciono i luoghi dove riescono a trovare se stessi, i luoghi dove possono fermarsi per riflettere e ricordare.
A Paolo, Arnaldo e Massimiliano, piacciono i luoghi dell’anima, luoghi che altri uomini hanno deciso di non abitare.
Partono senza partire verso (trenta meno una) isole vissute da soldati, prigionieri, isole di vino, isole che rimangono Europa, Europa in Africa e raggiungono i nostri giorni, perché Mediterraneo è anche questo: una barriera che divide due continenti, da una parte popoli che premono, dall’altra popoli prese con egoismi e paure. Come loro dicono: isole che resistono come certe storie. Come certi sogni che pretendono che l’uomo non debba per forza rimanere dov’è, inchiodato alla geografia dei confini. Isole come una pennellata che si perde in una tela, poca terra che dà il nome a tanto mare. Isole dove c’è solo un cimitero con tre tombe, Alboran.
Isole fatte con blocchi di pietra e fosse profonde di otto metri e larghe circa 25 centimetri, fosse dove venivano gettati ex ministri, generali, ambasciatori, illuminati da potenti fari giorno e notte. Mi fermo anch’io con loro. La bellezza di un libro è un po’ anche questa: ritrovare un pezzo di noi stessi dentro le loro pagine. Ci fermiamo insieme nel mio Adriatico, perché a Goli Otok si muore come le mosche.
Un lager dove paradossalmente, le prime vittime di metodi staliniani sono proprio gli stalinisti. Un’isola dove rimangono solo le macerie segnate dal trascorrere del tempo e dall’incuria. Un’isola dove rimangono solo pagine di libri in cui si riferisce di torri di guardia e di filo spinato, di sputi e insulti, delle percosse con cui i prigionieri veterani dovevano accogliere i nuovi arrivati.
Mi sembra di essere a bordo, c’è lo stesso vento, lo stesso filo spinato che ci divide ancora. Lo stesso mare.
La loro navigazione continua. Coordinate geografiche: 40° 30′ N 1917′ E
Isola di Sazan , un tempo covo dei pirati. Chi dominava quel mare dominava anche la terra ferma. Un punto strategico da dove Nikita Kruscev pensava di controllare il Mediterraneo fino a Gibilterra. Un’isola che divenne l’estrema fortezza di un paese deciso a isolarsi da tutto il mondo, nella più incredibile paranoia da assedio. Un’isola da dove la follia di un dittatore teneva ben alta la tensione verso il nemico immaginario. Un’isola ricoperta da 3600 bunker. Un alveare di postazioni e bocche di fuoco presidiato in permanenza da 1400 soldati.
Ma davanti c’era solo il mare.
Un mare da scoprire in questo caso in un libro, il quale ci insegna a viaggiare senza dover per forza partire. Un libro che ci ricorda che viaggiare non è la testimonianza di una foto condivisa sui social. Viaggiare è avere altri occhi per guardare il mondo e per aver altri occhi per poter guardare il mondo, a volte basta leggere.
Penso che gli autori Paolo Ciampi, Arnaldo Melloni e Massimiliano Scudeletti vogliono dire proprio questo.
Non ci resta che scoprire le coordinate delle altre isole e seguirli, chi guardando le stelle, chi prendendo una birra, chi sognando il viaggio di sempre e chi raccontando, perché “per raccontare abbiamo bisogno di nuove partenze”.
