Sono stati due gli incontri che Albania Letteraria, in collaborazione con La Nave di Teseo Editore e con il Patrocinio dell’Ambasciata d’Albania in Italia, ha dedicato, a Roma, alla nuova edizione de Il palazzo dei sogni, pubblicata nella traduzione di Liljana Cuka Maksuti.
Ospiti del primo evento che si è svolto il 30 gennaio presso la Casa dell’Aviatore, in collaborazione con il Rotary Club, la traduttrice e il giornalista Giovanni Cedrone, già firma di Repubblica e dell’inserto della domenica Robinson. Il secondo appuntamento si è tenuto il 31 gennaio, in cooperazione con la Biblioteca Enzo Tortora, dove, oltre a Liljana Cuka, è intervenuto il giornalista e scrittore Alessandro Mezzena Lona, già responsabile delle pagine culturali de Il Piccolo e tra gli autori della rivista Doppiozero.
Il palazzo dei sogni è fra i libri più significativi di Ismail Kadare, il grande scrittore vivente del panorama letterario albanese. Le sue opere rappresentano una delle pietre miliari della letteratura del XX secolo, non solo di quella albanese, ma della cultura letteraria internazionale. Kadare è noto a livello mondiale, sia per la sua penna, che in qualità di figura emblematica della storia d’Albania.
Lo scrittore, difatti, ha incentrato i suoi lavori principalmente sulle sfaccettature dell’animo umano, riuscendo a disegnare gli eventi storici del suo Paese, dal passato a oggi, nelle vittorie, nelle sconfitte, nelle sofferenze, non trascurando mai la forza e l’energia spirituale che contraddistinguono, da sempre, il suo popolo. Dai personaggi, dalle azioni, dai dialoghi e dalle emozioni che animano i testi, emerge la sua vivida necessità di libertà.
Kadare nasce nel 1936, quindi vive diverse epoche, tra cui il famigerato periodo della dittatura di Enver Hoxha, durante il quale, insieme ad altri autori, come Dritëro Agolli e Fatos Arapi, è molto attivo in campo letterario e culturale. Egli fa parte della Lega degli scrittori albanesi o Unione degli scrittori e artisti albanesi: come accade in ogni regime, anche in quello d’Albania la scrittura è al servizio del potere. Nonostante ciò, Kadare trova il modo di attaccare lo stesso organismo di cui fa parte, adottando, in alcuni dei suoi libri, un idioma che sottintende una viscerale offensiva contro il totalitarismo.
Uno dei libri, in cui l’autore ricostruisce le azioni criminali del regime, è proprio Il Palazzo dei Sogni, motivo per cui, nel 1981, conosce la censura in Albania. È utile sottolineare come la riproduzione della realtà, operata in questo testo, riconduca all’inferno dantesco. Quello che Kadare consegna al lettore è un universo parallelo, inquietante e oscuro, totalmente distinto dal nostro, seppure correlato a esso e, al contempo, identificabile con un altro continuum spazio-temporale. Il testo sembra avere un’impronta distopica, che si rivela profondamente realistica, poiché non è altro che il ritratto allegorico della dittatura.
La storia è ambientata durante il periodo ottomano, quindi tanti anni prima rispetto ai tempi in cui lo scrittore le dona vita, ma la struttura con la quale è concepita e l’anima che la muove, riescono a creare una connessione con la contemporaneità del becero autoritarismo.
Il protagonista è Mark-Alem, che si ritrova a essere un funzionario di quella che è considerata la più pericolosa organizzazione dell’impero ottomano: il Palazzo dei Sogni. Uno strano posto, in cui enigmatici impiegati si aggirano per tenebrosi corridoi, al fine di selezionare e analizzare i sogni dei sudditi, per carpirne le premonizioni, atte a rafforzare il potere centrale. Il loro lavoro ha l’obiettivo di arrivare al Sogno Guida, quello più ricco di chiaroveggenza, profezie e intuizioni, così da rendere invincibile l’autorità del tiranno.
Kadare, in questo Il Palazzo dei Sogni, compie un’azione molto delicata: porta il controllo politico nella mente e nell’inconscio dei sudditi. Il monitoraggio governativo arriva laddove è impossibile combatterlo, proprio come l’azione dittatoriale, che crea la sudditanza mentale, prima di quella fisica.
Nei sogni, come accade durante il regime, ogni mossa può essere quella sbagliata. L’intero racconto sembra svilupparsi su un doppio binario: quello mentale e quello fisico, quello della coercizione e quello della libertà. L’intero popolo, a partire da Mark-Alem, vive in una quotidianità di pura costrizione, con il pensiero rivolto a un’Albania che non conosce e di cui sa di fare parte. Il riferimento al libero pensiero è molto potente.
Una palese e magistrale metafora del sanguinario potere di Enver Hoxa, che coinvolge il lettore, al quale si raccomanda di non trascurare l’eleganza dello stile di Kadare e la bellezza della sua scrittura, che ne Il Palazzo dei Sogni, si fanno unici.