La prima volta che ho preso in mano il testo di ”Lumenjtë e Saharasë” ho provato nel contempo felicità e tristezza: felicità per avere scoperto un grande libro e un grande autore della lingua albanese; tristezza per non avere avuto modo di conoscerli prima; un autore la cui narrativa “è infatti un generoso invito alla bellezza sublime, è il divertimento di un funambolo della lingua albanese, della lingua rumena, di tutte le lingue del mondo” – riprendendo le parole che Elvira Dones scrive nella presentazione del libro.
“Lumenjtë e Saharasë” dopo un po’ di tempo è iniziato a diventare “I fiumi del Sahara”, a prendere una forma nuova in una lingua nuova…

Ardian-Christian Kyçyku nasce nel 1969 a Pogradec. Nel 1991 vince una borsa di studio e si trasferisce a Bucarest, dove attualmente vive.Dal 1996 inizia a scrivere anche in lingua rumena. Il “caso” vuole che, nonostante che la sua produzione letteraria sia molto ricca (si contano circa 12 opere in albanese e altrettante in rumeno) il suo nome rimanga sconosciuto alla maggior parte dei lettori albanesi.
Kyçyku ha scritto “I fiumi del Sahara” giovanissimo. Il primo manoscritto risale al 1986. Non c’è una storia unica, ci sono varie storie che si svolgono in diversi luoghi del corpo, della coscienza e dello spirito del personaggio principale: Gined Enkelana. E’ questo lo pseudonimo che il personaggio si dà. Enkelana – come il nome antico di Pogradec, la città dove si svolge la storia. Gined – come Gloria in Exelsis Deo. E’ un personaggio che anima le vicende di altri tre romanzi di Kyçyku di cui solo due sono stati pubblicati in albanese (“Lumenjtë e Saharasë” e “Puthmë skelet”).
Si tratta di un giovane studente che si allontana per qualche giorno da Tirana per tornare nella sua città d’origine, Pogradec. E’ obbligato a tornare nella sua vecchia casa, tra quegli spazi pieni di ricordi e fotografie ingiallite dal fumo delle sigarette, una casa dove pensa di vivere un’altra vita, diversa da quella che vive a Tirana. L’incontro con una donna, un omicidio e il candore della neve che scende lenta fanno scivolare il protagonista nelle più nascoste oscurità del suo essere.
In realtà non è una storia che si può raccontare. E’ un sogno, un tempo dilatato e rallentato ma pur sempre sfuggente, è amore, è una storia attraversata da uno humour sottile e affilato come una lama.
Potrei scrivere molte parole su questo romanzo, ma sono convinta che sarebbero “parole di troppo”, dannose nei riguardi di quella giusta misura di cui il testo stesso è portatore.
Per concludere quindi, scelgo di usare le parole di Ardian per dire che “questo libro andrebbe letto anche solo ed esclusivamente perché non si può raccontare”.
