Il filo rosso che accomuna le dieci storie di queste donne, che una volta, nella vita, hanno ucciso, è scolpito in questa frase: L’inferno non è il carcere, ma il mondo di fuori in cui abbiamo vissuto. Donne che si sentono finalmente libere, da quando sono detenute.
Ho incontrato Eni Vasili prima della presentazione, (in anteprima nazionale) del suo libro “Io ho ucciso” tradotto in italiano da Besa Muci Editore.

Un evento importante per la giornalista scrittrice. A sottolinearlo è intervenuta, tra le altre, la dott.ssa Mimoza Hysa del Ministero della Cultura albanese.
Di Eni Vasili mi hanno colpito subito la semplicità, spontaneità, disponibilità nel modo di presentarsi, nonché il suo bel volto rinascimentale.
Non ha assolutamente quella supponenza che si ravvisa molto spesso tra le persone note come lo è lei.
Con un sorriso un po’ timido, mi ha però confessato di non accettare volentieri interviste. Preferisce che i suoi telespettatori la giudichino direttamente dallo schermo.
Un’eccezione è per Albania News.
Perché questo libro?
L’idea è nata 4 anni fa durante una conversazione con il famoso scrittore Ismail Kadare, quando gli ho chiesto quale fosse la sua posizione su un giovane minorenne autore di un omicidio. Lui mi disse che ebbe l’iniziativa di chiedere al Presidente della Repubblica la grazia per lui. E la ottenne.”
Come spesso succede nella vita, si rimane folgorati da una semplice confidenza e subito scatta come un lampo, un’idea.
Ed è così che Eni decide di andare nel carcere femminile, per conoscere una realtà fino allora a lei sconosciuta: quella di donne che nella vita hanno ucciso.
È sorprendente che una giovane donna, giornalista televisiva di gran successo, sia stata spinta dal desiderio di entrare spontaneamente in una sorta di mondo infernale.
Come è riuscita a farsi raccontare le loro storie così estreme?
Ho incontrato molte donne, ma il lavoro è stato molto duro, perché molte di loro naturalmente si rifiutavano.
Ho cercato di convincerle spiegando che le loro storie non finivano solo nell’aula di un tribunale e quindi era necessario che venissero allo scoperto, per coinvolgere un mondo che le ignorava”.
Volevo aiutarle, ma non sapevo come. L’unico modo che so fare è raccontare le loro storie.
Con mia grande gioia ci sono riuscita. Dopo due non facili anni, ho ottenuto dal Presidente della Repubblica la grazia per una ragazza che mi stava molto a cuore.
Lei come ha reagito, ascoltando i loro raccapriccianti racconti?
Devo essere sincera, le loro storie, il loro tipo di vita mi ha a lungo tormentato.
Non solo, ma mi sono sentita colpevole anch’io, di non essermi interessata prima e non aver fatto qualcosa per loro.
Per tutto il periodo in cui frequentavo il carcere, la sera tornavo a casa, stravolta, mi sdraiavo sul letto, dove, potendolo fare, sarei rimasta giorni interi”
E’ stato così distruttivo per lei? Come se ne è liberata?
Sono dovuta ricorrere a un psicanalista, perché non riuscivo a venir fuori da una morsa che mi bloccava. Infatti per me è stato molto duro ascoltare le loro storie drammatiche.
Psicanalista che mi ha seguito per tutto il periodo in cui mi occupavo di loro.
Quale delle tante storie, che ha raccontato, l’ha colpita di più?
La storia di una donna che ha ucciso suo figlio tossicodipendente. La decisione di ucciderlo la prese dopo che il figlio l’aveva violentata.
Mentre parlava ha pianto sempre ed io con lei. Poi ha un certo punto si è sentita male ed è svenuta.
Un’altra storia che mi ha lasciata interdetta è quella di una donna, che, dopo aver consumato il delitto, non sapeva cosa fare, dove andare. Non era neanche a conoscenza che esistessero le carceri e tantomeno un Ministero di Giustizia. Per questo motivo credo che la mancanza della pur minima istruzione, sia il vero scandalo.
Sono storie che riguardano solo l’Albania o possono essere attribuite anche ad altri paesi?
Seguo moto anche la TV italiana, dove vengono trasmesse in continuazione episodi di rara violenza fatta alle donne. Quindi non è una caratteristica peculiare dell’Albania.
Come vive l’Albania di oggi?
Ci sono molte sfumature, ci sono donne di successo insieme ad altre sfruttate dai propri uomini. L’Albania di oggi mi piace, sia perché è il mio Paese, sia per l’energia che trasmette.
In 27 anni di democrazia trovo che qualche cosa sia stato fatto.
Come mai, al contrario di molti suoi concittadini, non ha mai voluto lasciare l’Albania?
In realtà sono stata diverse volte in Italia, dove ho vissuto per dei periodi, ma come le ho già detto, amo molto il mio Paese.
Lei è molto nota in Albania, come vive il suo successo?
Difficile domanda, perché in realtà non me ne accorgo. La popolarità è diventata una seconda pelle e cerco di sfruttarla anche con questo libro. È un modo per risarcire la fiducia che mi danno e dire grazie al mio pubblico.
Come si svolge la sua giornata?
Mi alzo relativamente tardi, verso le 10.00, perché vado a letto tardi, a causa della mia attività.
Sono soprattutto concentrata sul lavoro, per lo shopping vado in Italia, anche se negli ultimi tempi, la qualità non è più la stessa di una volta.
Riguardo i miei interessi, amerei viaggiare se ne avessi il tempo. Seguo molto la vita culturale, questo si.
Un autoritratto di Eni Vasili
È nata 42 anni fa nel segno dei gemelli, per questo è sempre indecisa. È passionale, ma anche riservata. Non parla volentieri della vita privata. Non si innamora facilmente. Ha un compagno.
Da quando chiedo? da un po’ di tempo, risponde in modo vago.
Il fatto è che mi piace molto il lavoro che faccio. In questo sono fortunata. Mia madre mi racconta che già da molto piccola a chi le chiedeva cosa vuole fare da grande, la giornalista, rispondevo con decisione. Per questo mi sento appagata e quindi sono contenta.
Politicamente si dichiara di destra.
Ha avuto un ruolo la bellezza per il suo successo?
Si, ma in senso negativo, in quanto dovevo spiegarmi sempre che ero e sono una vera professionista.
Non nascondo che mi piaccio. Dire il contrario sarebbe una falsa modestia.
La tecnologia mi interessa tanto è vero che ho aperto un mio portale
Eni Vasili, con determinazione ed amore, è riuscita ad aver dato voce al dolore di queste perone. Ora le loro storie sono finalmente alla luce del sole.
Il suo libro ha avuto successo in Albania, ha venduto molte copie ed è entrato anche nelle facoltà di psicologia e giurisprudenza.
Sarà interessante seguire il suo percorso in Italia, dove la violenza alle donne è il tema del giorno, discusso in tavole rotonde e in trasmissioni televisive.
C’è da credere che il suo libro “Io ho ucciso” diventerà anche qui un best-seller.
Se lo meriterebbe.
