Fatos Kongoli nasce il 12 gennaio 1944 a Elbasan; è uno scrittore e matematico ed è tra i maggiori esponenti dell’attuale panorama letterario albanese. Ha studiato matematica, in parte a Pechino e in parte a Tirana, dove si è laureato nel 1967. È stato per lungo tempo giornalista letterario e redattore presso la Casa Editrice Naim Frashëri.
È autore di una serie di libri pubblicati in diverse parti del mondo. È vincitore del Premio Internazionale Balkanika e del Premio Letterario Penda e Artë (2004). Si è aggiudicato il Riconoscimento di Scrittore dell’anno nel 2006, mentre il romanzo Lëkura e qenit, (Pelle di cane), tradotto in tedesco, è stato il libro del mese di giugno 2006, in Germania. Nel 2016 è stato proclamato Miglior scrittore dell’anno dalla Fondazione Culturale Harpa. Grazie al romanzo Gënjeshtarë të vegjël, (Piccoli bugiardi), gli è stato conferito il Premio Autore dell’anno 2019, in due fiere internazionali del libro, a Fier (Albania) e a Prishtina (Kosovo).
Di lui e delle sue opere hanno scritto le testate europee più importanti come Le Monde, Le Figaro, La Stampa, Le Temps, Le Soir. È stato paragonato a Kafka, Dostojevski, Solženicyn e i suoi romanzi, tradotti in dieci lingue, sono apprezzati ovunque.

Kongoli ha partecipato alla XXXV edizione del Salone del libro di Torino, durante la seconda giornata, in cui ha presentato il suo Piccoli bugiardi. Ho intervistato l’autore subito dopo l’incontro con i lettori; l’interpretazione è di Irena Toçi.
Una considerazione sull’Albania Paese ospite d’onore al Salone del libro.
Ritengo sia un’ottima occasione: è questa la ragione per cui ho scelto di essere qui.
Se dovessi presentare Fatos Kongoli a un giovane lettore, come potrei definirlo? Che tipo di scrittore sente di essere?
Non riesco a rispondere a questa domanda, perché non ho una buona considerazione di Kongoli scrittore.
Come tutti gli scrittori di calibro, che tendono a mettersi in discussione…
No, assolutamente no. Non mi ritengo affatto un grande autore.
I protagonisti dei suoi libri sono quasi sempre degli anti-eroi. Perché?
Non vi è una scelta alla base: è una cosa del tutto occasionale. Creo i personaggi a seconda di come li penso: non sono io che li scelgo, sono loro che scelgono me.

Quanto il periodo della dittatura ha influito sulla sua evoluzione di uomo e di scrittore?
Non so rispondere a questa domanda, non saprei definire la sua influenza su di me. Io scrivo così come mi viene.
Cosa pensa del mondo letterario di oggi, in Albania e a livello internazionale?
Molto tempo fa leggevo tanto: leggevo più di quanto scrivessi. In seguito, scrivevo di più di quanto leggessi. Quel momento in cui la lettura predominava mi manca molto.
Non posso esprimere alcun parere sulla letteratura mondiale, ma leggo quasi tutto quello che pubblicano i grandi autori albanesi. Anche per questo, ora, sono in difficoltà. A influenzare il mio stato di lettore è indubbiamente l’esperienza lavorativa fatta all’interno della casa editrice statale; in quel periodo pubblicavo solo libri scritti da altri.
Facendo l’editore ho perso la posizione imparziale del lettore, la sua obiettività, due cose che mi mancano tantissimo, perché con esse, ho perduto la capacità di cogliere le emozioni che i buoni libri trasmettono.
Quando ora leggo un testo, non arrivo più a queste emozioni, perché, inevitabilmente colgo tutte le manipolazioni dello scrittore, finalizzate alla buona stesura del libro. Leggo con occhio professionale, avendo perso l’innocenza del lettore. Non sono contento di questo, perché non è una buona posizione in cui mettersi per la corretta comprensione di un qualsiasi volume.
Sta scrivendo qualcosa di nuovo?
Ti racconto una storia. Una volta c’erano due amici, uno scrittore e un lettore. Quest’ultimo chiese all’altro:
Cosa stai scrivendo in questo periodo? Qualcosa di bello?
Lo scrittore rispose:
Sto scrivendo un libro.
Lo so che scrivi un libro, ma su cosa? Dai sono curioso.
Lo scrittore disse :
Ti ho risposto: sto scrivendo un libro.
E così, all’infinito…