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“Tempo che non porta da nessuna parte” – Intervista con il poeta Arben Shehi

Intervista con Arben Shehi, l’autore di “Tempo che non porta da nessuna parte”, la sua quarta raccolta di versi oramai anche in lingua italiana

Ismail Ademi Ismail Ademi
14 Maggio 2012
Arben Shehi Intervista

“La poesia, come diceva uno scrittore del secolo passato, nasce laddove vi è dolore. Io aggiungerei: nasce laddove vi è “densità” umana: nostalgia, affanno, tristezza, sorriso, lacrime, garofani, piogge o cieli apertisi in seguito”.

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Dopo la pubblicazione in Albania e Francia, arriva nelle librerie italiane “Tempo che non porta da nessuna parte” (Robin Edizioni, 2012), la quarta raccolta di versi di Arben Shehi. Albania News ha realizzato quest’intervista con il poeta Shehi, che attualmente vive e lavora a Tirana.

Intervista con Arben Shehi

Dopo la pubblicazione in Francia, arriva nelle librerie italiane il libro Tempo che non porta da nessuna parte, a cura della casa editrice Robin Edizioni. Com’è nata l’idea di una pubblicazione fuori dall’Albania?

Tempo che non porta da nessuna parte
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Innanzi tutto vorrei ringraziarvi per avermi dato l’opportunità di poter interagire e comunicare, tramite il vostro portale, con i lettori albanesi che vivono in Italia. Sicuramente anche con i lettori italiani, attenti agli sviluppi culturali albanesi. Tornando ora alla vostra domanda diretta, ci tengo a sottolineare che ogni pubblicazione della letteratura albanese in lingue straniere, quali francese o italiano, costituisce senza dubbio un attestato del suo valore. Perché solo così riusciamo a suscitare l’interesse di un lettore colto ed altamente selettivo.

Da questo punto di vista non posso fare a meno di apprezzare il momento della pubblicazione del libro nella lingua italiana, subito dopo quella francese. Ne approfitto per sottolineare il fatto che ,attualmente, la promozione ed una generale conoscenza degli sviluppi letterari albanesi al di fuori dei confini albanesi, nei Balcani, in Europa ed oltre, è di grande necessità. Sono più che sicuro che questa letteratura, come parte importante della cultura albanese, non è ancora conosciuta quanto dovrebbe. In questo senso, l’immagine di un Albania “diversa” che genera e promuove cultura, o meglio letteratura ed arte di ottima qualità, viene offerta in modo del tutto naturale al mercato europeo.

Voi vi siete cimentato anche nella prosa, come mai avete scelto la poesia come vostro debutto all’estero?

Questo è vero, è conferma l’impressione che siete un attento osservatore. Nello stesso tempo mi sento in dovere di precisare il fatto che nella cronologia della mia carriera letteraria, la poesia precede di gran lunga la prosa. Dunque la mia opera di prosa, il romanzo “Gryka e Pusit”, (Toena 2011) è stato pubblicato dopo il mio corpus poetico – 4 libri di poesie, tra i quali, il “Tempo che non porta da nessuna parte”, appena comparso nelle librerie italiane, costituisce una sorta di prima promozione fuori dall’Albania, cioè in Francia. Questa è l’unica ragione per cui il mio debutto all’estero è avvenuto tramite le poesie. A quanto pare si tratta però anche di un’ omaggio profondo quanto naturale al Tempio che mi rese un uomo libero e creativo: la Poesia. Come ho affermato più volte precedentemente, la poesia è stata per me un lungo camino verso la libertà.

Nel libro Tempo che non porta da nessuna parte, gran parte delle poesie trasmettono una sensazione di nostalgia, quasi tangibile. E’ stato proprio questo il vostro obiettivo, il vostro messaggio per i lettori?

A quanto pare è stata ben notata questa sensazione, dato che anche lo scrittore Mario Quatrucci, che ha scritto la prefazione del libro, ha evidenziato questo nelle note introduttive. Tuttavia non mi sento né di negarlo, né di affermarlo. E’ impossibile e in qualche modo sconveniente per uno scrittore commentare la propria opera. Anzi ogni sensazione, impressione o linea di massima che si possono percepire nella sua opera sono un attributo esclusivo ed inalienabile del lettore. Il lettore non solo accompagna lo scrittore, ma è anche il suo sistema di riferimento. È suo diritto mantenere la posizione che preferisce sotto un punto di vista del tutto personale.

Forse è proprio questa la grande fortuna dello scrittore, perché molto raramente viene a conoscere il proprio lettore. Lo scrittore ( in questo caso il poeta) non ha uno scopo “ in quanto tale”, di cui diventare schiavo. La poesia, come diceva uno scrittore del secolo passato, nasce laddove vi è dolore. Io aggiungerei: nasce laddove vi è “densità” umana: nostalgia, affanno, tristezza, sorriso, lacrime, garofani, piogge o cieli apertisi in seguito. In questo modo, io mi aspetto che ogni lettore italiano che mi onorerà della sua lettura il libro appena pubblicato, mantenga la posizione che egli ritiene più naturale, in piena sintonia col piacere estetico che susciterà in lui. Il poeta non può creare il bello, esso esiste, indipendentemente da lui. Egli è felice quando riesce ad evidenziare questo. Magari detto in modo simbolico, quando riesce a leggere gli strani segni della condensazione nei vetri evaporati per il calore umano, nel mentre le piogge autunnali infischiano al di fuori con segnali che ognuno interpreta a modo suo.

Il libro ha come epicentro Scutari, la vostra città natale,ma allo stesso tempo sembra che l’intero libro attiri a conoscere qualcosa in più dell’Albania. Potrebbe essere in qualche modo la poesia una guida per gli stranieri che leggono il suo libro?

Sì, chiaramente questa è la mia verità più palese in questo libro. Persino nella dedica della prima pagina del libro. Io sono nato in questa città, da una famiglia di giuristi e medici. Le cose più importanti che ricordo della mia infanzia erano: la grande casa dei nonni, al centro della città circondata dal verde degli alberi, ed anche la biblioteca ereditata di famiglia ,ugualmente grande e molto ricca!

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Forse per le caratteristiche di questa città, ( chiamata spesso “capitale del nord” o “culla della cultura nazionale”, non fu facile rimanere un semplice bambino in questa Città. L’aspro inverno, con magiche nevi, e l’autunno abbellito dall’oro degli alberi che si spogliavano pian piano ,le piogge frequenti di questa città, le acque del famoso lago che assieme ai fiumi lo circondavano dai tre lati, furono la mia unica possibilità, la mia libertà non censurata di navigare a lungo e senza sosta in questo fantastico ambiente acquatico, unico nel suo genere in tutta la regione Balcanica. Forse mi fece proprio questa città poeta, e poi architetto, scrittore … Lì si creò il meglio di me, la mia libertà, o tutto ciò che seguì lungo tutta la mia vita: la lirica, i colori, l’amore per il genere umano. In poche parole tutta la mia futura identità artistica.

Per tornare alla sua domanda, credo sia il caso di ripetere che io avevo un grande debito con questo universo creativo. Così nel modo più naturale, venne creato in un periodo relativamente non breve questo libro, che ora è tradotto anche nella lingua italiana. Tuttavia non credo che tutto questo “universo poetico” sia stato limitato solo ai confini di una città o di una regione. Credo che il pensiero vola liberamente ovunque si parli albanese, ovunque soffi la tramontana, piova, fischiettino i tetti autunnali, caschino gli arcobaleni pomeridiani, volino gli uccelli assieme alla “ madre che non c’è più” … e la morte viene smitizzata fino a raggiungere le dimensioni del naturalismo.

Sono pienamente convinto che lo charm balcanico e il profumo tipicamente mediterraneo siano chiaramente visibili nel libro. Per di più aggiungerei che ,anche laddove non compaiono sin dall’inizio, essi diventano insistentemente leggibili nel dipinto poetico e nella colorazione che le rime assumono inconsapevolmente, rivelandosi un’inalienabile testimonianza dell’origine da cui sgorga. Sono le acque sotterranee così numerose dalle nostre parti. Questo mi dà ragione su quanto ho affermato precedentemente, che la Poesia stessa, la poesia di questo libro, potrebbe trasformarsi in una guida poetica dell’Albania, insostituibile aiutante del lettore straniero, per conoscere la magia dei suoi incantevoli posti. Nel caso più fortunato, spero, per lo meno ,che “la mia Albania” in questo libro sia quella che istiga l’immaginazione e la visione virtuale e non solo, nel lettore straniero.

Avete scelto Amik Kasoruho come traduttore del libro e questa è una garanzia per il lettore. Leggendo alcune delle poesie in italiano, era del tutto impercettibile il fatto che quei versi fossero stati pensati in albanese. Quanto influisce il ruolo del traduttore in casi come questo?

Infatti mi sento privilegiato che il libro” Tempo che non va da nessuna parte” sia stato “lavorato” da Amik Kasoruho. Dico lavorato perché, come avete detto voi nella vostra domanda, una buona traduzione non è solo trasformazione precisa e corretta del testo in albanese nella lingua straniera, in cui viene tradotto.

Kasoruho ha letto il libro in albanese, ma poi lo ha re – concepito in italiano, pensandolo in questa lingua. È un lavoro che deriva da una grande esperienza nell’ambito, ma anche da un amore grande, soprattutto per la letteratura.

Sicuramente tutto ciò costituisce una garanzia per lo scrittore, affinché i valori nella lingua base del testo, vengano ritrasmessi nel modo migliore ai lettori stranieri. Senz’ombra di dubbio questo è il motivo principale per cui a voi( ormai da tempo in Italia), i versi del libro appaiano pensati nella lingua in cui sono stati appena tradotti. Con quanto detto sopra, sono convinto di aver dato una risposta, pur veloce, alla sua domanda sul ruolo del traduttore. In particolare per la letteratura artistica. Perché la vera traduzione, che resiste al tempo, non è altro se non il rifare con amore e dedizione della letteratura nella lingua del lettore per il quale viene tradotto. Queste righe sono un particolare ringraziamento per l’amico Amik Kasoruho, per tutto l’amore per le lettere che egli nutre dentro di sé, ma che di volta in volta condivide coi lettori.

Se non sbaglio voi siete architetto. Come può un architetto essere un poeta? Vi appassiona di più la scrittura o l’architettura?

E’ una domanda oltremodo intrigante e, per di più, la sua “provocazione” contiene una tessitura artistica.
Non mi è mai stata fatta come domanda e mi permetto di rispondere pure io con una domanda: Come può un poeta essere un architetto? Credo sia palese la retorica e si chiarisce alla grande al possibile esistenza di ciascuna delle due “professioni”, l’una all’interno dell’altra. Forse in modo silenzioso, sereno, contenuto. Ma nel mio caso è accaduto il contrario. Io ho studiato architettura, mi sono laureato in architettura, pur essendo già poeta. L’unica differenza sta nel fatto che per quest’ultimo, non serve nessun tipo di laurea. Gli scrittori non hanno lauree, perché non le necessitano. I poeti a maggior ragione sono l’esplicito esempio di quanto ho appena esposto.

Per soddisfare di più la vostra curiosità, affermo con grande piacere che l’aiuto dell’architetto all’interno del poeta è particolarmente efficace. Ogni creazione artistica ,pur anche virtuale, comincia innanzi tutto da una costruzione artistica. Ed in quanto tale, l’immaginazione del poeta viene tenuta sotto controllo dalla precisione e dalle tecniche dell’architetto, la cui architettura poetica in questo caso non può che giovare all’opera letteraria. Analogamente posso dirvi che si tratta di due “professioni”, che nel loro insieme convivono in armonia tra di loro. Quale mi appassiona di più? Vivono entrambe dentro di me. Nella maggior parte del tempo sono stato in grado di tenerle in un’apprezzabile armonia. Inoltre devo aggiungere che in Albania non vi è ancora la possibilità di mantenersi solamente con il proprio lavoro di scrittore. Questo potrà accadere in un futuro, ma non prossimo, a parer mio.

Avete pianificato qualche presentazione del libro in Italia?

Sì, senz’altro. Come magari già sapete, è prevista una presentazione la prossima settimana, il 18 maggio a Torino, dal Centro di Cultura Albanese in collaborazione con le varie biblioteche di Torino, dove gli organizzatori sperano di ottenere la presenza e l’attenzione delle autorità pubbliche sia italiane, che albanesi, soggiornanti nella regione Piemonte. Ugualmente una presentazione di questo genere verrà realizzata dall’Associazione culturale Italfida, con centro a Chieti (Pescara), nel prossimo autunno, sotto la diretta osservazione della ben conosciuta poetessa albanese Anila Hanxhari, ormai in Italia da quasi due decenni.



Arben Shehi, poeta albanese, è nato a Scutari nel 1954, vive e lavora a Tirana. Partito come progettista, è ora docente di Architettura all’Università di Tirana e attivo in diversi organismi promozionali, attualmente consigliere del Presidente della Repubblica d’Albania. È impegnato nella vita sociale e politica del suo paese, alla quale contribuisce con opinioni e articoli, su architettura, sviluppo sostenibile e politiche economiche. Ha pubblicato diversi libri di poesie, tutti caratterizzati da una profonda sensibilità e liricità.


Pubblicato su Albania News il 14 maggio 2012. Titolo originale “Kohë për askund” – Intervistë me poetin Arben Shehi . Tradotto da Daniela Vathi.

Argomenti: Amik KasoruhoArben ShehiRobin Edizioni
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