Dalla dittatura raccontata da Lea Ypi, alla ricostruzione di una moderna Sodoma di Tom Kuka, alle poesie di Prennushi e al romanzo d’esordio di Ermal Meta; sono svariate, interessanti e imperdibili le novità editoriali del mese di maggio, provenienti dall’Albania o dedicati a essa.
Le novità più attese
Sboccia la primavera e con essa la voglia di passeggiate, di gite fuori porta, di relax e spensieratezza. In questo maggio, proprio come nella più bella stagione dell’anno, fioriscono diverse novità letterarie di autori albanesi o dedicate all’Albania. Ce ne sono per tutti i gusti, dai romanzi più moderni, alla poesia classica, fino ai diari che narrano di guerra e musica. Niente più scuse, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Maggio si distingue per tre tra le novità più attese. Vediamole nel dettaglio:
1 Libera di Lea Ypi
Uno dei volumi che crea più trepidazione è Libera di Lea Ypi, che ha provocato tanto scalpore nella sua versione originale Free, scatenando le ire di una minoranza di albanesi, che ritengono di aver individuato nel suo racconto, un elogio alla dittatura di Hoxha, tanto da accusare l’autrice di essere vittima della sindrome di Stoccolma.
“Libera. Diventare grandi alla fine della storia” è un avvincente ricordo del raggiungimento della maggiore età in mezzo a sconvolgimenti politici. Con acuta perspicacia e arguzia, Lea Ypi traccia i limiti del progresso e il peso del passato, illuminando gli spazi tra ideali e realtà, e le speranze e le paure delle persone tirate su dalla traiettoria della storia.

2 Flama di Tom Kuka
Altrettanto atteso è il libro vincitore del Premio dell’Unione Europea della Letteratura 2021, Flama di Tom Kuka. Dopo il successo riscosso dalla critica con L’Ora del male, Enkel Demi torna con un romanzo coinvolgente, ambientato nella Tirana di cento anni fa, dove si consuma un omicidio mentre inspiegabili avvenimenti scuotono la città.
Strane avversità scuotono Tirana, stringendola in una morsa di enigmatici e inspiegabili avvenimenti. Come se non bastasse, l’ispettore Di Hima è chiamato a far luce su un crimine efferato: l’assassinio di una veggente, una donna nana che nasconde e protegge una bambina di quattro anni. Si tratta di un episodio isolato, o la misteriosa lama continuerà a insanguinare la città? Personaggi singolari, trama avvincente e una scrittura abilmente evocativa: così emerge la metafora del “male individuale nello smarrimento collettivo”, in un romanzo che tratteggia le ombre di una moderna Sodoma.

3 Domani e per sempre, di Ermal Meta
Domani e per sempre, così si intitola il libro d’esordio di Ermal Meta, il cantautore e compositore albanese, che negli ultimi anni ha raccolto un grande consenso internazionale. È un romanzo ambientato nelle campagne albanesi, che vede protagonista Kajan, un ragazzo con un grande talento musicale, che vive durante la Seconda Guerra Mondiale, uno dei periodi più sanguinari della Storia recenti. I fans più accaniti sono convinti che il volume non deluderà.
Kajan ha avuto una fortuna rara, un talento indiscusso per il pianoforte, e una sfortuna tragica: nascere nel corso della Seconda Guerra Mondiale, in Albania. E il 1943 e Kajan vive in una fattoria con la famiglia e con suo nonno Betim nella campagna albanese. I suoi genitori sono partigiani e sono sulle montagne a combattere contro i nazisti. L’esistenza di Kajan scorre in qualche modo al riparo dalle atrocità belliche, fino a che un giorno un disertore tedesco di nome Cornelius bussa alla loro porta, cercando rifugio. Il soldato è un abile pianista e il piccolo Kajan decide di approfittarne per imparare; si rivela un allievo disciplinato e talentuoso, e sviluppa un rapporto di affetto viscerale con il soldato, Poco prima della resa dei tedeschi, una truppa di nazisti invade la fattoria.
I tre ascoltano impotenti gli spari, nascosti in una botola sotterranea. La tensione cresce fino a quando i tedeschi non scoprono il loro nascondiglio: è lì che Cornelius esce fuori senza esitazione e ancora una volta, uccidendo i suoi connazionali, salva la vita di Kajan. Betim, però, è rimasto mortalmente ferito dagli spari. È la notte della liberazione dell’Albania. Cornelius ha la possibilità di tornare a casa, in Germania, con l’aiuto di Selie, la madre di Kajan, leader di un comando di partigiani che ha molto peso nel partito.
Quindici anni dopo circa, Kajan è divenuto uno stimato professore di musica, a soli 20 anni, per merito del suo prodigioso talento. Ama, ricambiato, una sua alunna di nome Elizabeta. Ma c’è un problema, accentuato dalla figura della rigida e irreprensibile madre Selie, ormai elevata agli alti ranghi del novello regime comunista: Elizabeta è la figlia di un traditore. La guerra che Kajan pensava finita sta per iniziare in una nuova forma con nuovi nemici.

4 Foglie e fiori di Vinçenc Prennushi
Foglie e fiori di Vinçenc Prennushi è la prestigiosa pubblicazione di Grecale Edizioni, che raccoglie le poesie dell’Arcivescovo di Durazzo, Martire della fede in Albania. Il religioso si oppose energicamente, infatti, alla dittatura comunista di Enver Hoxha, che si ostinava a voler fondare una chiesa cattolica nazionale separata da Roma; arrestato, morì nel 1949 in carcere in seguito alle torture subite. Amante della letteratura e della scrittura, pubblicò 42 opere e più di 130 scritti poetici, oltre la raccolta Foglie e fiori, nel 1924.
“Foglie e fiori” è una raccolta di poesie pubblicata in Albania nel 1924 quando erano forti i fermenti e le speranze suscitati dalla proclamazione dell’Indipendenza (1912) ed è di grande importanza dal punto di vista storico, culturale e religioso. Attraverso la poesia, ispirata dalla tradizione francescana, Prennushi realizza un felice incontro tra letteratura, tradizione popolare e fede. Nei versi mette a fuoco i valori fondamentali dell’animo albanese: la patria, la religione, l’amore per la natura, la nazione, la bandiera, il soldato, la donna, la madre e la Beata Vergine. Il testo è accompagnato da un’ampia introduzione e i versi poetici hanno un ricco apparato di note. L’autore, definito il «Thomas Beckett d’Albania», ha ispirato la pièce teatrale Il petalo e il fiore e su di lui è stato girato un film-documentario presentato nel 2015 all’Unesco.

5 Bagnati dallo stesso mare di Gino Caruso
Il racconto della diaspora albanese si snoda intorno ad alcune vicende fatte di Storia e fiction, nel libro di Gino Caruso, Bagnati dallo stesso mare. Un racconto che volteggia su un’altalena tra la nostalgia della terra natia e le speranze di una nuova vita, in territorio straniero.
Dopo la presa di Costantinopoli, l’Impero turco-ottomano si spinse verso Grecia e Albania, determinato a conquistarsi un posto di prim’ordine nel bacino del Mediterraneo. In seguito alla morte dell’eroe Giorgio Castriota Scanderbeg molti albanesi, decisi a non sottomettersi ai turchi, fuggirono dalla madrepatria, cercando rifugio nella parte meridionale dell’Italia.
Per tanti la destinazione finale fu la Sicilia, luogo di incantevole bellezza che non conosce inverno, contornato da mare azzurro, vulcani e agrumeti profumati. Bagnati dallo stesso mare racconta il viaggio verso questa “terra promessa” di un popolo fiero e devoto, minacciato nella propria identità e libertà di culto da una forza dirompente, che incomberà sul mondo cristiano ancora per più di un secolo. In questo romanzo realtà storica e finzione si intrecciano e il racconto della diaspora del popolo albanese emerge con straordinaria incisività dalle parole dei protagonisti, sospesi tra i ricordi nostalgici della vita lasciata alle spalle, il desiderio di rinascita capace di germogliare sotto forma di un nuovo amore e la speranza di una terra che li accolga, dove vivere finalmente in pace e armonia.

6 Diario del capitano Vito Menegazzi (Albania 1943-1945) a cura di Lia Tosi
Una testimonianza forte e drammatica è contenuta nel Diario del capitano Vito Menegazzi (Albania 1943-1945). Il diario racconta di un pezzo di storia in cui i soldati venivano mandati al fronte senza alcunché di adeguato, a morire di fame e di congelamento. Settembre 1943: tutto parte dal tradimento del generale Dalmazzo che consegna ai tedeschi tutta la IX Armata. Così, migliaia di militari italiani attraversano le montagne impervie d’Albania, costretti ad avviarsi verso i lager nazisti.
Settembre 1943. Traditi dal generale Dalmazzo che consegna senza combattere tutte le divisioni della IX Armata ai tedeschi, decine di migliaia di soldati italiani da ogni parte dell’Albania si incamminano scortati da poche decine di tedeschi verso le stazioni ferroviarie bulgare per essere avviati agli innumerevoli lager d’Europa. Le divisioni Perugia e Firenze, disobbedendo all’ordine di consegnare le armi, si dirigono verso il mare nella speranza di un imbarco verso l’Italia, ma solo la Firenze, giunta a Kruja, vicino a Tirana, affronterà i tedeschi e poi sconfitta si frazionerà per organizzarsi nella guerriglia accanto ai partigiani albanesi.
Il capitano Vito Menegazzi è uno dei militari che muovono da Dibra con la Firenze. La batteria di artiglieria che comanda, la VI, viene aggregata alla leggendaria I Brigata albanese del comandante Mehmet Shehu, entrando essa stessa nell’epos della leggenda.
Va letto, il diario, sullo sfondo di un orizzonte che vedeva la morte per fame o congelamento lungo i sentieri dei dispersi in solitudine, i cui cadaveri denudati venivano spesso trovati da formazioni di passaggio. Vi appaiono a tratti, ugualmente stanchi, soldati e ufficiali incontrati e trascinati via dal caotico correre di rastrellamenti, offensive tedesche, bufere, incendi, cannonate… Vi appaiono silenziosi i muli, sempre presenti, costantemente nominati, essenziali all’esistenza degli uomini, falciati e senza medaglie, e il cane Alì, cui si promette l’Italia dove non arriva mai.

7 Il potere e l’arte. Mezzo secolo di musica in Albania (1945-1955)
Spiro Kalemi, utilizza i ricordi personali per presentare circostanze legate alla musica nel decennio albanese tra il 1945 e il 1955, in questo Il potere e l’arte. Mezzo secolo di musica in Albania (1945-1955). L’autore traccia il suo percorso artistico, attraverso le storie di quelle persone con cui ha stretto, nel tempo, un legame di amicizia o di collaborazione. Il libro vuole essere una sorta di testimonianza della potenza dell’unione delle sinergie.
Gli avvenimenti artistici e musicali cui mezzo secolo di musica in Albania si riferisce – dal 1945 al 1995 – appaiono, con il progressivo scorrere degli anni, sempre più remoti, eppure i fenomeni che li hanno determinati rimangono, ancora oggi, tra i più interessanti della cultura e delle arti albanesi.
Attraverso ricordi personali, l’autore presenta l’Albania di quegli anni difficili e parla di fatti, personaggi e situazioni che non intendono essere una sua biografia, ma solo il filo conduttore che lega al proprio percorso artistico persone con cui ha stretto legami di forte amicizia, ha condiviso studi, progetti e speranze e ha anche svolto parte della sua stessa attività di musicista e musicologo. Segnala anche quelle Istituzioni Statali che gli offrirono, nel corso del tempo, l’opportunità di cimentarsi in campi anche molto diversi, ma a lui, infine, congeniali.
