Albanesi, sia cristiani che mussulmani, hanno tanto da insegnarci. Madre Teresa nata a Skopje nel 1910 e morta in India nel 1997 è stata beatificata dal Papa Giovanni Paolo II nel 2003.
Lei fu una figura unica e globale nel recente quadro religioso, e come tale, per tanti, divenne simbolo della missione della chiesa cattolica anche se non pronunciò mai parola di pensiero teologico o spese tempo nel predicare la sua fede. Mente ci avviciniamo al decimo anniversario della sua morte, lei rimane, per la sua umiltà e la sua dedizione, una delle più note e ammirate personalità del Cattolicesimo.
Nonostante il Premio Nobel per la pace nel 1979, lei continuò la sua attività di suora, completamente devota al suo ordine dei Missionari della Carità, nota nel suo nativo albanese anche come Missionari dell’Amore.
Ci sono diversi volumi concernenti Madre Teresa, sorprendentemente Gëzim Alpion invece si è dedicato ad un’analisi dei primi anni di vita piuttosto che alla sua spirituale ispirazione e alla sua fama negli anni a venire. Alpion è un sociologo albanese, docente all’università di Birmingham in Inghilterra, e critico del fenomeno della celebrità. Nella sua profondità questo volume rimarrà a lungo la biografia più importante di Madre Teresa.

Madre Teresa era di origine albanese, nata con il nome di Anjeze Gonxhe Bojaxhiu nella capitale macedone nel 1910. Forse per la sua denominazione in India, o forse perché l’Albania era una nazione isolata sulla quale si sapeva poco nel resto del mondo, la sua infanzia è stata oscurata. Il suo passato di albanese cattolica si distinse per l’intenso orgoglio etnico e la dedizione alla chiesa. Quando nacque, la sua famiglia era ancora sotto il regime dell’Impero Ottomano, e la creazione dello stato albanese sarebbe avvenuta finalmente solo 2 anni dopo. Gli albanesi in generale rappresentano un valoroso esempio di un popolo nel quale le differenze religiose rimasero indifferenti.
Anjeze Gonxhe Bojaxiu era, come racconta il Dr. Alpion, di natura una fedele mistica. Negli anni dell’infanzia e della gioventù ebbe diversi richiami divini, da parte di personaggi come San Pietro (durante un delirio dovuto alla febbre). Il primo richiamo di Dio a servire i poveri avvenne ancora a Skopje nel 1922, a quasi 12 anni. A 18 anni lascia i Balcani per andare in Irlanda dove si unisce alle Suore di Loreto. Tre anni dopo era a Calcutta dove prese i voti di suora e iniziò un servizio di 17 anni come insegnante in una scuola cattolica per sole ragazze.
Nel 1946 ebbe un altro richiamo da Dio, che le ordinava di lasciare il convento per prendersi cura dei poveri, malati, e abbandonati della periferia della grande città indiana. Chiese ed ottenne il permesso di formare un suo ordine di missionarie nel 1950 e cominciò il suo lavoro, senza grande pubblicità, finché the Britisch Broadcasting Corporation & Muggeridge arrivò da lei nel 1969.
Il resto è noto a tutti. Gli anni ‘60 con l’illusoria rivendicazione della redenzione delle vittime della società, ebbero bisogno del suo esempio di altruismo, e di compassione apolitica. Spesso attraversò il mondo per appoggiare il suo ordine a creare nuovi ospizi, orfanotrofi, e simili istituzioni. Il suo prestigio però fece dell’identità etnica della sua famiglia oggetto di rivendicazioni rivali. La sensibilità dei Balcani interferì prevedibilmente alla stesura di opere biografiche da parte di autori con poca conoscenze sulla regione. Alcuni riferiscono che lei preferiva esprimersi in lingua slava mentre altri ritengono che da scritti si deduce che mantenne la sua madrelingua, ovvero l’albanese, persino dopo anni in India.
Come descrive il Prof. Alpion – in circostanze specifiche, inesistenti nella maggior parte della letteratura che la riguarda – la sua visione di aiutare i poveri e di guidare i suoi missionari deriva dall’ambiente saturo di privazioni e trambusto. Certamente non fu per lei facile essere un’albanese nei primi anni del ‘900 contrassegnati da un profondo conflitto tra i gruppi etnici. Attacchi sanguigni verso i suoi connazionali non ebbero inizio con la guerra del Kossovo nel 1998-99, ma esistevano da secoli. L’esperienza che la spinse a formare l’ordine dei missionari fu la terrificante “Giornata della grande uccisione” il 16.08.1946, quando a Calcutta esplose tutta la violenza tra mussulmani e indù. L’arco della sua vita fu segnato da simili crudeltà, a causa dell’intolleranza e della paura, nel suo paese nativo come anche nel subcontinente Indiano.
Il Prof. Alpion, come si addice ad uno studioso moderno, tende a psicanalizzare le esperienze spirituali di Madre Teresa, puntando alle malattie, sia durante l’infanzia che più tardi nella vita, come presunte fonti di questi episodi. Servendosi di un studio approfondito delle sacre scritture l’autore sottolinea come in tutto le religioni – l’angoscia mentale e la cattiva salute sembrino favorire “le rivelazioni”. Tuttavia continua citando la prima lettera di San Paolo ai Corinzi, dove il santo riconosce le varietà di doni spirituali delle quali un individuo può essere dotato.
L’infanzia di Agnes Bojaxhiu è stata indiscutibilmente dura, fisicamente e psicologicamente. Lei era di frequente malata, era stata contagiata dalla malaria ed aveva anche una deformazione da talismo. Come tutti i bambini costretti a letto, ben presto fu attratta dalla letteratura, sia laica che religiosa, scrisse poemi e espresse il desiderio di diventare scrittrice.
Alla costruzione del profilo di Madre Teresa l’autore si serve anche della persona che più si interessò alla sua vita e più ne scrisse, Don Gjergji, un prete, insegnante e scrittore kossovaro. Don Gjergji attraversò diversi paesi di etnia albanese raccogliendo interviste e testimonianze da chi conosceva Agnes Bojaxhiu da bambina, e fu in grado di gettare luce su alcuni aspetti interiori della vita della suora, i suoi sogni, ambizioni, frustrazioni e doti. Un diario d’infanzia di un amico include molti commenti da parte di Agnes, il suo amore per la lettura e la sua dedizione alla scrittura. Lei comunicò all’amico la decisione di diventare suora che portò alla sua partenza per l’Irlanda.
L’ambiente dove lei crebbe fu caratterizzato da uno spirito pieno di patriottismo albanese, la sua città nativa era punto d’incontro di diverse comunità e religioni.
Il percorso di Madre Teresa dai Balcani all’India rivela la sua sensibilità alla sofferenza umana. Già da piccola lei comprese, senza mai dimenticarlo, di essere figlia di Dio, e rimase una straordinaria, singolare, e semplice persona nella sua ricerca di raggiungere e adempiere la volontà divina.
Uno dei più grandi pregi del libro di Alpion è il ritratto completo della nascita e crescita della suora aiutandoci così a capirla nel profondo.
Per chi conosce più da vicino i Balcani la lettura di questo libro fa ripensare al perfetto esempio dello spirito della donna albanese non curante della religione. Come il Prof. Alpion ci dimostra, gli albanesi, sia cristiani che mussulmani, hanno tanto da insegnare in questo campo.