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Raccontare e raccontarsi, secondo le Donne d’Albania in Italia

Recensione del libro Donne d'Albania in Italia. Riflessioni, testimonianze, emozioni.

Anna Lattanzi Anna Lattanzi
28 Luglio 2022
Albania Italia Donne Albanesi

Donne d’Albania in Italia. Riflessioni, testimonianze, emozioni è un interessante mosaico del multiforme mondo femminile albanese in Italia. Il volume, curato dal sociologo Rando Devole e dal direttore della Rivista e Centro Studi Confronti Claudio Paravati, presenta donne fortemente diverse tra loro unite dal filo conduttore delle comuni radici, ponendo la lente d’ingrandimento sulle difficoltà legate al fenomeno migratorio e sulla capacità/possibilità d’integrazione nel nostro Paese. Un libro figlio del primo volume Donne d’Albania. Tra migrazione, tradizione e modernità (2017): grazie ai viaggi intrapresi per presentare il “primogenito”, i curatori hanno potuto conoscere nuove e interessanti realtà appartenenti a donne albanesi che risiedono e lavorano in Italia.

Donne d’Albania in Italia
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Collettività e tematiche

Trent’anni or sono, l’Italia conosceva un nuovo mondo fino ad allora ignoto e anonimo, seppur vicino; gli italiani volgevano lo sguardo curioso e timoroso verso un popolo sconosciuto. È stato il periodo dei primi flussi migratori provenienti dall’Albania che hanno segnato quell’epoca e quelle a venire, portando alla costituzione di una delle comunità meglio strutturate e integrate sul territorio italiano.

I volti che noi tutti ricordiamo, quelli che ci sono stati consegnati dall’informazione, sono prevalentemente maschili e nell’immaginario popolare si è radicata l’idea che ad approdare sulle nostre coste fossero principalmente gli uomini. Probabilmente, con i primi esodi si è verificato proprio questo, ma in realtà, la presenza femminile, nel tempo, si è rivelata imponente e il suo contributo determinante ai fini dell’integrazione della collettività albanese nella condizione sociale, politica, culturale ed economica italiana.

Sono ben sessantuno i nomi di donne albanesi, di prima e seconda generazione, che compaiono sull’aletta posteriore del volume, pari o quasi ai contributi lasciati, affinché si potesse creare questa singolare pubblicazione. Sono tante le modalità scelte per far sentire la propria voce: qualcuna lo ha fatto tramite un  racconto o una testimonianza, altre attraverso una poesia, o per mezzo delle proprie competenze o  esperienze di aggregazione, o con le foto, i dipinti, o con un breve trattato o un saggio. I punti di partenza sono gli stessi per tutte: la separazione dalla propria terra, l’arrivo in Italia in tenerissima età o l’essere nate nel Bel Paese da genitori albanesi.

Le tematiche affrontate dalle autrici sono molteplici e ognuna di esse meriterebbe una menzione o un commento. Qui, verrà riportato solo qualche esempio, a emblema del quadro generale del libro palesemente ben strutturato. Indubbiamente, quello che compone questo Donne d’Albania in Italia è una rosa di femminilità nella sua essenza più concreta e immutabile, che ha a che fare con le emozioni, il coraggio, l’intelletto, le competenze, la forza, l’urgenza di riscatto e la riuscita. Le riflessioni sono attente e consapevoli, ponderate e mature e appartengono a chi guarda la realtà propria e quella circostante da una prospettiva ad ampio respiro.

La prima testimonianza

Sono donne che hanno sfidato le insidie dell’emigrazione, proprio come si legge nella testimonianza “La sindrome del pendolo” di Albana Temali, che disegna un quadro, coraggioso quanto amaro, della separazione del migrante dalla propria terra.

Sono così i viaggi della speranza degli immigrati, per i quali l'”andare” è imperativo, e a tutto il resto non si pensa. Si parte con il coraggio da leone e si arriva con la leggerezza di un bambino. Ma appena arrivati ci si confronta con le “diversità”, le prime difficoltà di adattamento e di socializzazione. Ci si confronta con un’altra lingua, un’altra cultura, un’altra cucina, altri usi e costumi. E mentre si risolvono i problemi della sopravvivenza, un divario si apre con l’integrazione. 

Il pezzo della Temali contiene parole come “isolamento” e “discriminazione”, e l’infelice frase “Mah, non sembri un albanese” e ancora l’autrice spiega la “sindrome del pendolo”.

Così ti trovi “straniero” anche in terra natia. Si è colti da un senso di grande amarezza, perché non si può né tornare indietro e nemmeno si ha la forza di andare avanti. A questo punto per trovare un equilibrio si inizia a dondolare da una parte e dall’altra. È la cosiddetta “sindrome del pendolo”. 

Nonostante il dondolio continuo atto a voler trovare il giusto equilibrio, Albana sente la necessità di far conoscere il proprio Paese e per questo nel 1999 fonda albanacenter.it, uno spazio web in tre lingue, albanese, italiano e inglese.

Era una finestra in un ambiente senza confini, dove potevo offrire delle informazioni e dare risposte a tante domande che mi venivano poste per far conoscere una realtà che si è sviluppata in condizioni così tanto diverse dal resto del mondo.

L’amarezza, la paura, la delusione, il coraggio, la forza e l’emancipazione sono le emozioni e le conquiste oggettive che si fondono senza prevalere le une sulle altre, a immagine speculare della non arrendevolezza.

Le tre donne

Narra di modelli di determinazione e volontà Darina Zeqiri; racconta dell'”Integrazione silenziosa”, quella reale e tangibile, lontana dai social e dai media. Tre donne: Aurora Borshi, ricercatrice dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), Valentina Koxha, direttrice sanitaria di un’importantissima e riuscita realtà italiana e Dafina Ikonomi, avvocato che oggi ha un ruolo rilevante negli uffici direzionali del FCA ed è coordinatrice del settore risorse umane. Aurora, Valentina e Dafina costituiscono tre esempi di donne che ce l’hanno fatta, studiando, sacrificandosi, appassionandosi e appartengono a quell’ampia schiera di “chi ce l’ha fatta”, non vedendo nulla di straordinario nella propria straordinarietà.

La poesia

A presentare le donne, ci sono anche i versi che raccontano garbatamente di nostalgia, come quelli di Etleva Petriti in Una storia, a suggello dell’intimo amore: lo stato d’animo dal desiderio mordace, tanto quanto beffardo, non è altro che l’amore imprescindibile per qualcosa di passato, di lontano, che mai morirà e che sempre sarà amato.

Tabù e matrimoni misti

È interessante leggere di tabù e complessi, di vergogna onore e colpa, di giudizio e identità nel pezzo di Eridan Kelliçi. Si parla anche del Codice, del Kanun nel contributo di Brigida Haznedari, che racconta del primo riconoscimento di status di rifugiato politico a una donna vittima di violenza domestica all’estero (spesso, nel volume, si fa riferimento al Kanun, il Codice di diritto consuetudinario albanese).

Si parla ancora di matrimoni misti come elemento fulcro dell’integrazione con Mirela Alushi, di violenza domestica e di tutela delle donne con Uljana Gazidede, senza trascurare l’importanza dell’insegnamento della madrelingua, in una riflessione approfondita che Sonila Otobashi espone con senso critico e oggettivo.

L’associazionismo

La partecipazione alla vita sociale e politica ha portato molti albanesi a impegnarsi nell’associazionismo, proprio come è accaduto a un gruppo di donne della città di Bari, quando nel 2020, in piena pandemia, hanno deciso di costituire l’associazione culturale “Le Aquile di Seta”, il cui principale scopo è la promozione della cultura della legalità e dell’inclusione, con  accento particolare al miglioramento del ruolo della donna nella società. Per questo motivo il centro del nostro lavoro è la figura della donna nella società di oggi, le battaglie perse e quelle vinte, nonché gli obiettivi per il futuro. Siamo convinte che le donne si portino dentro la positività e la concretezza per muovere il mondo. Uno dei progetti, che l’Associazione ha portato avanti con determinazione fino alla realizzazione, è la creazione di una scuola di lingua albanese per i più piccoli. “Le Aquile di seta” sono molto attive sul territorio.

L’arte visiva

La donna albanese in Italia si presenta anche attraverso l’arte visiva, quella pura e oggettiva della pittura e quella colorata e vivace della fotografia. Parlano le tonalità dei dipinti, narrano le espressioni e le movenze catturate dagli scatti. Tutto racconta della donna, che vive l’arte come espressione della propria dimensione ritrovata. Una nota importante è riservata alla musica e al teatro.

La seconda generazione

L’analisi sull’Albania di oggi sviscera importanti problematiche che riguardano prevalentemente i giovani di seconda generazione, come il riconoscimento della cittadinanza, croce e delizia dei nostri tempi e il senso di appartenenza. La loro testimonianza costituisce lo specchio della possibilità di integrazione che la nostra società offre a chi è arrivato da piccolo in Italia o a chi vi è nato, che oscillano tra l’eccellente e il molto mediocre.

Il libro

Cosa aspettarsi, quindi, da questo Donne d’Albania in Italia. Riflessioni, testimonianze, emozioni? Un affresco ben definito raffigurante un importante stralcio della condizione delle donne albanesi in Italia, disegnato con riflessioni, racconti, poesie, testimonianze di vita vissuta, dipinti, fotografie, saggi, numeri, percentuali, esperienze che nascono dall’impegno nel sociale delle stesse. Non tutte le autrici si sono staccate violentemente dalla loro terra, ma tutte, in qualche modo, riportano un pezzetto di criticità e necessità d’integrazione.

Cosa viene consegnato al lettore? Il quadro della condizione femminile e del fenomeno migratorio, ma anche i sogni, le gioie, le vittorie, le sconfitte e le lacrime, la fatica delle donne albanesi. In ogni racconto, in ogni esperienza narrata, anche nei saggi, anche negli scritti più tecnici, spiccano le emozioni dalle più tenere, alle più energiche, alle più fastidiose.

Cosa conoscerà il lettore? La donna albanese nel territorio italiano, l’Albania e un pezzo d’Italia, perché alla fine, attraverso le esperienze e la vita altrui, si possono meglio conoscere le qualità e i limiti del proprio ambiente.

Cosa resterà al lettore? Un’aggraziata connessione emotiva con questo policromo universo femminile, fatto di sforzi, curiosità, determinazione, professionalità e talento. Un buon veicolo informativo su diverse questioni riguardanti il fenomeno migratorio, la donna e la sua tutela. Una rosa di testimonianze, crude e realistiche, che portano sempre un raggio di positività.

Argomenti: Claudio ParavatiRando DevoleCom Nuovi Tempi LibriDonne d’Albania
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