Il volume, a cura di Simone Bozzato e Nadia Fusco e con fotografie di Stefano Costa, edito congiuntamente dalla Fondazione Roma – Mediterraneo e dalla Società Geografica Italiana vuole essere una rivisitazione della Via Egnatia, con un confronto tra la situazione attuale e quella originaria.
Illustra bene il progetto la Presentazione del Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Roma – Mediterraneo, che di seguito riportiamo:
«La Via Egnatia è stata una delle maggiori arterie che hanno visto la luce durante l’epoca romana, parte di un sistema di comunicazioni terrestri, imperniato sul Bosforo, che si dipanava dall’Asia Minore verso l’Europa. Essa fu concepita e realizzata, a partire dal 146 a.C. – su ordine di Gaio Ignazio, Proconsole di, da cui prese il nome – per divenire un importante strumento militare ed amministrativo: era, infatti, destinata a favorire il collegamento tra il sistema viario che irradiava il territorio della penisola italiana e quello che muoveva dalle coste dell’Albania, penetrando all’interno della penisola balcanica fino a Bisanzio (poi Costantinopoli ed infine Istanbul).
Nel corso del tempo, questa direttrice est-ovest si è via via sviluppata, articolandosi in un sistema a complessità crescente: a percorrerla non sono stati soltanto gli uomini della guerra, ma quelli dei commerci, della politica, delle idee. Il valore multifunzionale, tipico della maggior parte delle grandi strade, in questo caso si è riempito dei significati e dell’essenza specifici di un territorio nel quale sono germogliate le culture fondanti dell’identità europea che, lungo la Via Egnatia, si sono scontrate, confrontate e – se non integrate – almeno contaminate.
Il patrimonio materiale che oggi resta disseminato lungo questa antica strada – le cui tappe costituiscono altrettanti nodi di una rete su cui si è innestato lo sviluppo della nostra civiltà – merita di essere valorizzato, non solo per salvaguardarlo, ma per contribuire a far maturare nella coscienza collettiva una migliore comprensione della Storia.
Proprio in tale prospettiva, la Fondazione Roma-Mediterraneo – da sempre tesa ad instaurare un vero dialogo tra civiltà, a partire dal riconoscimento di analogie e diversità fra i popoli e attraverso lo strumento in assoluto più efficace, ovvero la forza immateriale della cultura – ha voluto sostenere insieme alla Società Geografica Italiana Onlus questo importante progetto editoriale, che testimonia la realtà attuale dell’antica Via Egnatia, al fine di verificare la persistenza dei segni del passato e le modalità attraverso le quali essi continuano ad esercitare la loro influenza».
«La Società Geografica Italiana Onlus – afferma nel Suo scritto Sergio Conti – Presidente della Società Geografica Italiana – già da qualche tempo ha individuato negli itinerari culturali uno degli assi principali della sua attività di ricerca; a questo tema sono stati dedicati una serie di convegni, pubblicazioni e mostre, che hanno visto il coinvolgimento di personalità del mondo scientifico e istituzionale.
La via Egnatia. Fotografie da un itinerario culturale

Si tratta di una materia densa di contenuti, nella quale storia e geografia, cultura e territorio si riconnettono in un quadro coerente e dalle notevoli potenzialità, in termini di sviluppo, per i paesi interessati. Il progetto di un volume dedicato alla Via Egnatia è stato stimolato dalla volontà di valorizzare questo itinerario, legato a una delle più importanti arterie stradali realizzate dai romani e costruita, a partire dal II secolo a.C., per collegare le coste albanesi con Bisanzio (poi Costantinopoli, oggi Istanbul).
Lungo il suo percorso si sono incrociati uomini e idee; le sue tappe sono divenute altrettanti nodi di una rete sulla quale si è innestato lo sviluppo della cultura e dell’identità europea. Forte è la consapevolezza che il ruolo avuto in passato da questa via debba essere riconosciuto e recuperato, non solo per ritrovare le radici di una comune identità, ma soprattutto per essere in grado di identificarle in maniera consapevole.
In questa prospettiva, il volume può essere considerato un primo passo verso una riflessione di più ampio respiro, destinata a coinvolgere anche i livelli istituzionali, capace di far emergere il valore della Via Egnatia come patrimonio culturale comune e strumento di promozione del dialogo fra le culture. Ringrazio tutti coloro che hanno consentito la realizzazione del volume e, in particolare, Stefano Costa per le belle fotografie e Simone Bozzato e Nadia Fusco per la loro attenta curatela».
Nadia Fusco, nel suo scritto «Lungo la Via Egnatia – Il senso del viaggio tra emozioni, saperi, culture» scrive: “Il viaggio lungo la Via Egnatia l’ho fatto diverse volte. E con diverse modalità. L’ho pensato, progettato, condiviso, realizzato e poi nuovamente l’ho rivissuto attraverso la scrittura: ogni volta è stato un nuovo viaggio. Nuove idee; reiterate sollecitazioni; stimoli originali. Tutto è stato funzionale a delineare al meglio il tracciato e poi, finalmente, a seguirlo fino in fondo:
Lunghissimo! E denso.
Quattro Stati: Albania, Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia, Grecia, Turchia. Tanti luoghi: città, villaggi, chiese, moschee, monasteri, siti archeologici. Paesaggi continuamente mutevoli: montagne, paludi, promontori, laghi, campagne, fiumi, mare.
Una consapevolezza su tutte è emersa: la nostra identità è unita nelle diversità”.
E conclude: “Pellegrinaggio laico, consente di raggiungere la piena consapevolezza che lungo quelle antiche stationes si sono plasmate radici comuni, forgiate sul lastricato romano, ma innestate con la sapienza di più antiche culture e rafforzate da successive conoscenze”.
In «Un viaggio perfetto» Stefano Costa, autore dello splendido corredo iconografico, scrive: “E’ l’Egnatia un viaggio perfetto. Contiene in essa tutti gli ingredienti che rendono stimolante e arricchente un viaggio. Attraversare quattro nazioni che hanno subito nei secoli divisioni e condivisioni fa comprendere come tutto sia in continua evoluzione, in movimento costante. Si percepisce l’onda che rimescola i medesimi ingredienti, si vive l’accoglienza della comunità al di là dei confini predefiniti. Ripercorrere un percorso realizzato così anticamente, con un impiego di risorse ed energie quasi impensabile, frutto di una visione già moderna del mondo, spinge a comprendere e a cogliere ciò che si vede senza spiegazioni, per impulso naturale, nutrendosi di intuizioni e assimilazioni immediate dell’essenza delle cose”.
I testi di Nadia Fusco e le fotografie di Stefano Costa rendono prezioso questo volume, che certamente costituirà un fondamentale testo per ogni persona che vorrà rivivere – con grande passione – il fascino di questo itinerario culturale che da millenni unisce l’Occidente all’Oriente.
