Il volume del musicista e compositore albanese Pjetër Dungu LYRA SHQIPTARE con il sottotitolo in lingua albanese KÂNGË POPULLORE TË MBLEDHUNA NEN KUJDESIN E RADIO TIRÄNES ( ed in lingua italiana Canti popolari albanesi raccolti a cura della Radio Tirana) – edito nel 1940 dall’Ente Editoriale DISTAPTUR – istituito su iniziativa della Direzione per il Turismo, Stampa e Propaganda della Presidenza del Consiglio d’Albania – è la prima raccolta pubblicata in Albania di canti popolari albanesi, raccolti a cura della Radio Tirana.
Ricordiamo che l’Ente editoriale DISTAPTUR e la sua attività negli anni 1940 – 1943 è stato oggetto di un recente articolo su Albania News, al quale rinviamo il lettore.
Il libro – che contiene 50 canti popolari – ha una presentazione ed una prefazione in lingua albanese con traduzione italiana, mentre i testi delle canzoni sono in lingua albanese con la traduzione del titolo in italiano.

L’autore, Pjetër Dungu, nato a Scutari nel 1908, fu allievo del compositore Martin Gjoka e suonava l’oboe e la tromba mentre studiava pianoforte ed armonia.
Negli anni ’30 egli ebbe una notevole fama come accompagnatore al piano di canzoni popolari. Nel 1942 accompagnò al piano il tenore Kristaq Antoniu per la registrazione di otto canti popolari per la Columbia Recording Company, dirigendo anche l’orchestra.
«Da molto tempo desideravo – scrive Pjetër Dungu nella presentazione del libro – fare una raccolta, per quanto limitata, di canti popolari, sebbene l’opinione di molti giudichi i canti nostri roba importata e non espressione dell’anima albanese. Che le nostre canzoni abbiano in alcuni punti influenze orientali e balcaniche non si può negare, come del resto questo avviene in tutti i canti popolari balcanici. La difficoltà maggiore di tale trascrizione – trattandosi di canzoni tutte raccolte dalla viva voce dei cantori – l’ho trovata nel fissare il ritmo, che è in completo contrasto con i tempi e i ritmi usuali occidentali.
Per fare questo ho dovuto prendere parte personalmente a gruppi di cantanti popolari, riuscendo in tal maniera ad afferrare più o meno il tempo e il ritmo giusto di queste canzoni.
Per raggiungere tale scopo avrei dovuto girare tutte le regioni del Paese, in maniera da raccogliere sul posto le varie melodie. Tale difficoltà mi avrebbe forse impedito, per ragioni di lavoro, di raggiungere il mio scopo. Per mia fortuna la Radio Tirana mi ha permesso di effettuare questa raccolta senza bisogno di spostarmi all’interno del Paese.
Difatti ho avuto qui la possibilità di essere in contatto con i vari cantanti di tutte le province che si alternano al microfono, realizzando così in questi ultimi tempi lo scopo desiderato.
La raccolta Lyra shqiptare – conclude l’Autore – non ha la pretesa di essere né completa né perfetta. E’ soltanto un materiale grezzo che però rappresenta l’espressione dell’animo albanese e che altri avranno, come spero, la possibilità di elaborare, creando su queste basi la canzone nazionale albanese».
L’ampia prefazione è affidata al prof. Filippo Fishta, della quale riportiamo un estratto:
«I compilatori del volume «I Tesori della Nazione», pubblicato il 28 novembre 1937, avevano con tale opera preparato il materiale che sarebbe occorso veruna raccolta di melodie popolari albanesi, ma tale piano non venne completamente portata a termine. Da «I Tesori della Nazione» vennero tratti soltanto i primi volumi: canzoni eroiche, canzoni cavalleresche, leggende, ritmi, canti d’amore.
Col tempo, alcune melodie nazionali vennero raccolte, ma molte di esse rimasero nei manoscritti. Tale musica popolare trovò anche qualche amatore nel mondo musicale internazionale.
E’ stato detto che l’interessamento per la musica è fra gli albanesi un fatto di tempi passati. Scutari e Coriza, questi due centri di cultura albanese, hanno già da lungo tempo organizzato società musicali.
Scutari maggiormente, quale centro di un grande «Vilayet», fino alla guerra balcanica ha dato il contributo artistico in questo campo anche a quei nostri fratelli che facevano parte dell’Impero ottomano, cioè agli appartenenti al «Vilayet» di Kossova. Shkup, Giakòva, Prizrend ed altre città, hanno già da tempo adottato le melodie di Scutari; i manoscritti di note dei maestri di questa città venivano trascritti e diventavano materiale delle società musicali dell’elemento albanese di Kossova.
La scomparsa generazione di Scutari ha avuto, fra i suoi maestri, Frano Ndoja e Palok Kurti, organizzatori di cori a carattere prevalentemente religioso. Il Maestro scutarino Gaspare Jacova Mercuri cercava già da tempo di raccogliere queste melodie popolari del nostro Paese, per trascriverne le note e comporre accanto ad esse, oltre i versi, anche altre melodie tratte dall’ispirazione della musica popolare albanese.
L’organizzazione delle orchestre comincia con la creazione della Congregazione Mariana di Scutari – nel 1875 – e con l’apertura a Scutari del Collegio Saveriano.
Due pubblicazioni commemorative di pochi anni or sono, edite nella Tipografia della Madonna Immacolata di Scutari, citano nomi di maestri e documenti del tempo. In quell’epoca anche il francescano Tommaso Marcozzi (1878) si interessa per la formazione di cori. Si può dire che le mura del Convento di Scutari raccoglievano l’inizio di una attività artistica in questa città dal così felice passato.
D’altre parte anche questo «focolare della cultura albanese» – come venne chiamato dal Padre Fulvio Cordignano il Convento Francescano – trovò maestri diligenti, soprattutto nel Padre Martino Gjoka, morto da poco tempo. Fra gli allievi di Padre Martino è stato anche il raccoglitore delle canzoni pubblicate in questo volume, Pjetër Dungu.
Comunque venga valutata la sua opera, l’autore di questa raccolta può essere orgoglioso del fatto che egli ci si presenta non con una o due canzoni, ma con ben 50 canzoni, dove si può trovare una buona parte delle melodie popolari albanesi. Con questo il Maestro Dungu colma la lacuna a cui ho sopra accennato parlando della mancata pubblicazione delle Melodie Nazionali e apre la via ad altre opere di questo genere. Egli stesso o qualche altro potrà addossarsi l’incarico di continuare l’opera iniziata.
Da tempo, la musica popolare albanese ha cominciato a suscitare interesse anche nel mondo artistico straniero. Nelle colonne del periodico «Scuola albanese» nel maggio 1939 avevo tradotto e pubblicato un secondo articolo di Arbatsky Lo sviluppo musicale dell’Albania, allo scopo di far conoscere ai miei compatrioti il pensiero di questo compositore straniero. Trovo giusto in tale occasione di riprodurre il suo giudizio sulla nostra musica popolare:
« La musica popolare albanese ha talmente una sua vita a parte, che se venisse sottomessa al sistema musicale occidentale, senza dubbio perderebbe molto e forse tutto il valore poetico che essa possiede. Il popolo albanese ha custodito finora le sue melodie arcaiche.Le melodie più recenti sono piuttosto d’ispirazione orientale; tanto le prime che le altre sono tanto originali, che se venissero adattate al sistema occidentale, perderebbero completamente il loro colore. Le canzoni albanesi, o sono completamente senza uno schema prestabilito, a rassomiglianza del canto gregoriano, dove il ritmo è dato dalle parole cantate, oppure hanno uno schema originale, il quale, fin da principio, si distingue da quello occidentale. Si può avere l’impressione che tale materia siamo lo difficile ad adattarsi alla maniera musicale dell’occidente.
La cosa più importante è che in Albania il popolo minuto canta ancora a più voci, improvvisando anche, qualche volta.Per tale ragione possiamo affermare che gli albanesi hanno il materiale necessario per una creazione indipendente dell’armonia e del contrappunto originale popolare. Il sistema della musica popolare albanese va studiato nel tempo, in modo che i giovani compositori possano avere il materiale necessario sul quale, con l’ispirazione del popolo albanese, potrebbero lavorare liberamente. Senza la musica popolare nessun popolo può creare la cultura musicale artistica, senza la base del canto popolare stesso. Attraverso lo studio della musica popolare e delle sue leggi naturali, i compositori albanesi potranno creare la cultura musicale artistica, risparmiando forse tanto inutile lavoro al quale dovettero sottostare compositori di altre nazioni».
Questo osservatore straniero aveva già da tempo previsto l’avvento di questi canti popolari, affermando che il canto popolare albanese non si sarebbe potuto conservare a lungo. Ancora degli anni, e poi la dicitura «Canti popolari albanesi» rimarrà soltanto un ricordo del passato. Fin d’ora si osserva questo fenomeno al suo inizio poiché questi canti li ascoltiamo soltanto nei paesi più lontani. E’ necessità assoluta, per la conservazione di questa parte del folclore, anche nell’interesse della cultura musicale internazionale, di trascrivere e conservare queste note».
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su AlbaniaNews il 15 settembre 2010