Martedì 12 settembre 2023 alle ore 18.30, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Tirana, 8RH9+HR6, Pallati i Kulturës, Sheshi Skenderbej, Kati II, Albania Letteraria, in collaborazione con l’istituto Italiano di Cultura, organizza l’incontro con Visar Zhiti, uno dei più apprezzati autori a livello internazionale e dell’attuale panorama letterario albanese e la presentazione del suo ultimo libro pubblicato in Italia Sulle strade dell’inferno. La mia vita nel carcere di Spaç, Besa Muci Editore, 2022, per la traduzione del prof. Matteo Mandalà. Lo scrittore dialoga con la prof.ssa Belfjore Qose, docente di storia della letteratura mondiale e Anna Lattanzi, capo redattrice di Albania Letteraria.
Visar Zhiti
Visar Zhiti è nato a Durrës (Durazzo) nel 1952. Laureato in letteratura esordisce giovanissimo con la poesia sulle più prestigiose riviste letterarie albanesi. Nel 1979 la Sigurimi, la polizia segreta del regime, e della censura i cui esperti tra l’altro scrivono «Influenzato gravemente dall’ideologia borghese-revisionista, è scivolato nel grembo di una poesia a noi estranea e ostile, che danneggia la linea del Partito».
In base a questo atto fu condannato “per agitazione e propaganda contro lo Stato” a dieci anni di carcere che scontò in lavori forzati. Qui, per la proibizione di scrivere, compose mentalmente, o su frammenti di carta, poesie che condivideva, sfidando il pericolo, con i suoi compagni di cella.
Ottenuta la libertà, nel 1987, poté lavorare solo come operaio. Nel 1990, iniziati i primi movimenti che portarono successivamente alla caduta del regime, partecipa alla formazione del movimento democratico, nel 1996 viene eletto deputato in Parlamento. È stato anche Ministro consigliere per la cultura presso l’Ambasciata albanese a Roma.
In Italia ha pubblicato la raccolta di poesie Dalla parte dei vinti (1998), e per le edizioni Oxiana Croce di carne (1997) e Passeggiando all’indietro (1998), entrambi tradotti dal prof. Elio Miracco; questi sono stati accolti favorevolmente dalla critica italiana e straniera. Nel 2022 ha è stato pubblicato il suo libro Sulle strade dell’inferno. Le sue opere sono state tradotte anche in greco macedone e rumeno; è presente in antologie francesi, inglesi e tedesche.
Ha ricevuto in Albania nel 1993 il Premio Nazionale per la poesia e nel 1995 il premio Velja, in Italia il premio per la Poesia Leopardi d’Oro nel 1992 e il premio Ada Negri nel 1997.
Oggi, Zhiti è considerato uno dei maggiori autori albanesi e di fama internazionale.
Sulle strade dell’inferno. La mia vita nel carcere di Spaç
Il suo ultimo volume, tradotto in italiano, nasce quando Visar Zhiti è fuori dal carcere e quando, ormai, il regime non è più al governo. La memoria, tanto cara all’autore, è il primo filo conduttore che traina le vicende narrate. Le rimembranze diventano la culla della verità, posta come seconda tematica inducente le storie raccontate.
Un libro corale, in cui lo scrittore descrive con sofferta lucidità quanto è accaduto in quei dolorosi dieci anni di prigione, scontati dopo la condanna inflittagli dal regime, con l’accusa di propaganda contro la dittatura. Un penna sofferta quella di Visar, il cui pensiero corre alle sue poesie valutate come contrarie al regime, messe a sigla della sua reclusione forzata. Scrivere questo libro, ha significato rivivere emozionalmente quelle esperienze e farsi, al contempo, portavoce del dolore vissuto dai suoi compagni di prigionia, che ha visto affamati, maltrattati e morenti, sentendosi totalmente impotente.
Gli scritti di Visar abbracciano totalmente gli elementi caratterizzanti la letteratura carceraria, nata proprio dalla penna di coloro che hanno voluto raccontare quanto accaduto a se stessi e a tanti intellettuali dell’epoca: il regime li zittiva con la prigione e nei casi più estremi con la pena capitale. In quasi tutti i suoi componimenti si evince il dolore di quanto subito e di quanto visto e nonostante questo, l’autore tenta sempre di lasciare una nota di positività, in special modo attraverso la sua poesia.
In questo Sulle strade dell’Inferno, la scrittura si fa aspra e particolarmente amara, la prosa, in alcuni punti diventa tagliente e quello che arriva è dolore e ingiustizia, accompagnati da un profondo senso di inadeguatezza. Il lettore, a dispetto di ogni sforzo di entrare nella storia, di trascinarsi in un mondo spaventoso, rimane spettatore inerme e inevitabilmente giudicante. Un giudizio che giunge da chi legge e che si confronta con l’angoscia, lo strazio, il patimento e il dispiacere di chi scrive. La nota di positività tanto cercata, sempre assente.
Un libro forte, un memoriale di grande importanza storica, che nonostante la sua imponente mole si legge senza perdersi negli anfratti di una scrittura che a tratti si fa importante, non perdendo mai la sua elegante semplicità.