Questo libro, edito nel 2011 dalla Casa editrice Lexis di Torino, non è facile da definire: non è un taccuino di viaggio, non è un reportage giornalistico, non è un libro fotografico: potremmo definirlo «un libro dell’anima».
Il titolo Albania. Sguardi di una reporter rende bene il contenuto del saggio di Rosita Ferrato, giornalista e scrittrice, che – dopo varie esperienze in RAI e in periodici – oggi si occupa principalmente di immigrazione e temi sociali.

Rosita Ferrato si è avvicinata all’Albania spinta dalla curiosità verso una nazione così vicina all’Italia (solo poche miglia marine la separano dalla Puglia), ma nello stesso tempo così poco conosciuta dalla maggior parte degli italiani per un isolamento durato vari decenni. Ha quindi deciso di visitare in estate il paese, se ne innamorata, è tornata nel mese di dicembre per vedere l’Albania invernale. Ha scoperto i mille motivi di interesse e di incontro con il “Paese delle Aquile”.

Prima di partire si è documentata ed il libro inizia con una lunga conversazione con Benko Gjata, giornalista albanese.

Poi l’autrice inizia il suo viaggio in Albania. Una serie di appunti che debbono essere letti non come una normale guida che traccia itinerari e descrive ordinatamente città, monumenti e musei, ma come impressioni, curiosità, richiami storici e aspetti della vita di tutti i giorni.
Alla descrizione di Tirana ed all’ipotesi sull’origine del nome della città si intramezza una pagina dedicata agli uomini politici oggi più importanti dell’Albania. Si passa al traffico caotico ed al modo di guidare degli automobilisti ed a quello di attraversare dei pedoni.
Pagine sono dedicate ai trasporti interni, dei quali Rosita Ferrato ha fatto diretta esperienza, alla descrizione del sito archeologico di Butrinto, alla lingua albanese, una delle più antiche del mondo con suoni mutuati dall’etrusco, dal latino, dal greco, dallo slavo, dal sanscrito e dal zen, la lingua dell’antica Persia.
Il lettore è condotto man mano nella realtà albanese con brevi accenni di storia, con interviste a ragazze sulla condizione femminile, con appunti sulla musica e sul patrimonio artistico ancora esistente e su quello andato irrimediabilmente perduto per incuria o per decisioni politiche.
Il lettore trova, pagina dopo pagina, la biografia (in due cartelle) di Enver Hoxha, i bunker, la scuola in Albania, le feste civili e religiose, pochissime righe dedicate al Kanun, l’arrivo degli albanesi visto dai media italiani, la censura in epoca comunista.
La Ferrato ci introduce ai romanzi ed alla poesia degli scrittori albanesi e ci fa conoscere gli autori di saggi di storia albanese contemporanea.
Non poteva mancare in questo libro – che si legge volentieri – un accenno alle ricette albanesi, ai bazar ed ai mercati presenti in ogni città e villaggio ed agli affascinanti paesaggi, soprattutto delle Alpi albanesi e della costa adriatica, intervallata da ampie baie.

Alcune fotografie, scattate dalla stessa autrice, completano il libro e danno al lettore una prima idea dell’Albania.

Questo libro, edito nel 2011 dalla Casa editrice Lexis di Torino, non è facile da definire: non è un taccuino di viaggio, non è un reportage giornalistico, non è un libro fotografico: potremmo definirlo «un libro dell’anima».
Il titolo Albania. Sguardi di una reporter rende bene il contenuto del saggio di Rosita Ferrato, giornalista e scrittrice, che – dopo varie esperienze in RAI e in periodici – oggi si occupa principalmente di immigrazione e temi sociali.

Rosita Ferrato si è avvicinata all’Albania spinta dalla curiosità verso una nazione così vicina all’Italia (solo poche miglia marine la separano dalla Puglia), ma nello stesso tempo così poco conosciuta dalla maggior parte degli italiani per un isolamento durato vari decenni. Ha quindi deciso di visitare in estate il paese, se ne innamorata, è tornata nel mese di dicembre per vedere l’Albania invernale. Ha scoperto i mille motivi di interesse e di incontro con il “Paese delle Aquile”.

Prima di partire si è documentata ed il libro inizia con una lunga conversazione con Benko Gjata, giornalista albanese.

Poi l’autrice inizia il suo viaggio in Albania. Una serie di appunti che debbono essere letti non come una normale guida che traccia itinerari e descrive ordinatamente città, monumenti e musei, ma come impressioni, curiosità, richiami storici e aspetti della vita di tutti i giorni.
Alla descrizione di Tirana ed all’ipotesi sull’origine del nome della città si intramezza una pagina dedicata agli uomini politici oggi più importanti dell’Albania. Si passa al traffico caotico ed al modo di guidare degli automobilisti ed a quello di attraversare dei pedoni.
Pagine sono dedicate ai trasporti interni, dei quali Rosita Ferrato ha fatto diretta esperienza, alla descrizione del sito archeologico di Butrinto, alla lingua albanese, una delle più antiche del mondo con suoni mutuati dall’etrusco, dal latino, dal greco, dallo slavo, dal sanscrito e dal zen, la lingua dell’antica Persia.
Il lettore è condotto man mano nella realtà albanese con brevi accenni di storia, con interviste a ragazze sulla condizione femminile, con appunti sulla musica e sul patrimonio artistico ancora esistente e su quello andato irrimediabilmente perduto per incuria o per decisioni politiche.
Il lettore trova, pagina dopo pagina, la biografia (in due cartelle) di Enver Hoxha, i bunker, la scuola in Albania, le feste civili e religiose, pochissime righe dedicate al Kanun, l’arrivo degli albanesi visto dai media italiani, la censura in epoca comunista.
La Ferrato ci introduce ai romanzi ed alla poesia degli scrittori albanesi e ci fa conoscere gli autori di saggi di storia albanese contemporanea.
Non poteva mancare in questo libro – che si legge volentieri – un accenno alle ricette albanesi, ai bazar ed ai mercati presenti in ogni città e villaggio ed agli affascinanti paesaggi, soprattutto delle Alpi albanesi e della costa adriatica, intervallata da ampie baie.

Alcune fotografie, scattate dalla stessa autrice, completano il libro e danno al lettore una prima idea dell’Albania.
