Nel 1947 fu pubblicato a Spoleto – e stampato in pochissime copie – un breve saggio di Pandi M. Frashëri dal titolo La famiglia albanese. Fonte della Civiltà Europea.
L’Autore, nato a Koritza (Korçë) il 6 luglio 1907, laureato in giurisprudenza all’Università «La Sapienza» di Roma, aveva svolto l’attività di avvocato di grande professionalità in vari distretti dell’Albania, dove aveva conosciuto il diritto consuetudinario degli abitanti della montagna.
Nel 1944 venne in Italia, dove ha vissuto per 38 anni, soggiornando a Siena, dove è morto il 12 dicembre 1982.
«La famiglia albanese», scrive Pandi Frashëri nella prefazione del saggio datata Tirana 1944, “è il capitolo di un libro che sto preparando intorno alla nostra storia nazionale, in relazione agli ultimi avvenimenti politici, militari e sociali che si svolsero e stanno evolvendosi in questo mio paese.
Come si potrà facilmente intuire, per rilevare e mostrare l’essenza politico-giuridica della famiglia albanese bisogna prendere in considerazione quella che vive sulla montagna e che forma la grande maggioranza del popolo albanese.
Le altre, quelle che abitano nelle campagne o nelle città, quantunque anch’esse rispecchino fedelmente le famiglie montanare nel loro intimo, e abbiano con esse molti usi e tradizioni in comune, cionondimeno per varie influenze venute da fuori, hanno perduto il colore albanese, e molte di esse sono completamente modernizzate”.

Nell’Introduzione all’edizione italiana – che porta la data del 28 aprile 1947 – l’Autore ricorda come l’Albania fu la nazione – nei tempi antichissimi – da cui nacquero gli dei e i grandi uomini, che dettero il corso alla storia e alla civiltà europea. Prima della fondazione di Roma e prima ancora della creazione di Atene, la penisola balcanica era abitata da un unico grande popolo, chiamato dagli antichi poeti e dagli storici Pelasgo, nome del quale nessuno finora ha saputo dare il preciso significato.
Il termine Pelasgo, sostiene Frashëri, deriva dall’albanese e significa “vecchio” o “anziano”. I Pelasgi erano in antico tutti autoctoni nella penisola balcanica e in quella dell’Asia Minore, e tutti parlavano lo stesso linguaggio: l’albanese. Era un popolo – secondo l’Autore – giunto da tempi immemorabili non dall’Asia ma dalle sponde del Nilo e che aveva invaso tutto il Mediterraneo, dove sviluppò una intensa attività civilizzatrice.
Frashëri si addentra nelle vicende delle invasioni degli Arii e di quella dorica e sullo stabilirsi dei Pelasgi in Italia, nella Magna Grecia e in Sicilia. Ancora oggi in Italia, nella Piana degli Albanesi, si parla albanese. Lo stesso dialetto parlava Francesco Crispi «Albanese di sangue e di cuore».
Dopo una lunga disamina storica l’Autore, nella parte finale dell’Introduzione, afferma: «La lingua albanese è la lingua madre da cui derivano sia il greco che il latino: essa è la lingua dei “divini” Pelasgi, come li chiama Omero».
Il saggio è suddiviso in sei capitoli: La famiglia in sé; La famiglia nel villaggio; La famiglia e il suo sangue; La famiglia nella tribù: La famiglia nel Principato; La famiglia nella Nazione e nello Stato.

Il primo capitolo “La famiglia in sé” inizia con questa affermazione: “La pietra angolare della civiltà albanese è stata e rimane la famiglia, concepita non solo come comunione dei genitori con la rispettiva prole, ma come una comunità composta di due o più fratelli in coabitazione nella stessa casa, con i genitori, mogli e figli.
Albania fu la nazione da cui nacquero gli dei e i grandi uomini, che dettero il corso alla storia e alla civiltà europea Pandi M. Frashëri
Questa famiglia possiede una capanna o casa in comune, ha ricchezze agricole e pastorali comuni, strumenti agricoli, animali da soma, da lavoro e domestici comuni – all’infuori dell’arma – che rimane proprietà privata di ogni uomo”.
Nel capitolo è descritta con molta precisione l’organizzazione amministrativa-economica della famiglia, la gerarchia interna, la rappresentanza verso la comunità.
La famiglia albanese è un piccolo stato, regolato da leggi, istituzioni e tradizioni, che rispecchia fedelmente la vecchia famiglia greca e romana. Essa ha una organizzazione costituzionale repubblicana e aristocratica.
Questa organizzazione statale non ha per fine soltanto la sicurezza fisica ed economica dei suoi membri, ma anche e soprattutto la loro sicurezza morale e il loro sviluppo spirituale.
E per preservare la sua indipendenza e il suo onore, la famiglia albanese ha preferito, in varie occasioni, ritirarsi e stabilirsi, isolata, costruendo molte volte il suo nido sopra le cime di una roccia elevata, accanto a quello delle aquile.

Segue il breve capitolo “La famiglia nel villaggio” che illustra quanto avviene quando due o più famiglie, sia per rapporti di sangue che di parentela – vicina o lontana – che intercorrono fra di esse, sia per difendersi contro le aggressioni collettive locali o straniere, sia infine per usufruire in comune delle terre e dei prodotti naturali di un determinato luogo di proprietà collettiva, si uniscono e stanno vicino o a breve distanza e costituiscono una nuova comunità che si chiama “villaggio” o “paese”.
Ampio spazio viene data dall’Autore al capitolo “La famiglia e il suo sangue”. Egli tratta uno degli istituti fondamentali della civiltà nazionale albanese: “il sangue” oppure – come comunemente si chiama – “ la vendetta”.
Frashëri ricorda come gli scrittori e i poeti, per qualificare e per esaltare il popolo albanese, ricordano il bel costume dell’ospitalità e della parola data.
L’ospite ha, per l’albanese, il significato del rappresentante di un’altra famiglia, dovrà essere rispettato e protetto appena entra e si stabilisce anche “nell’ombra della casa”. Ogni ospite, in Albania, si chiama “amico”.
Quindi affronta il tema della “tregua d’armi” e della “fratellanza”, per poi passare alla “vendetta”.
Le cause del conflitto sono innumerevoli ed hanno per fondamento l’offesa o il calpestamento di un diritto morale o politico.

E’ questo un capitolo del saggio particolarmente complesso e ricco di esempi, che deve essere letto con uno spirito di interesse storico per un costume proprio di una determinata epoca.“La famiglia nella tribù”, “La famiglia nel Principato”, “La famiglia nella Nazione e nello Stato” sono i capitoli finali del saggio di Frashëri.

Nella conclusione egli scrive: «La famiglia albanese sarebbe rimasta per millenni un piccolo stato o repubblica organizzata in modo perfetto, ed avrebbe fedelmente rappresentata la nazione albanese; sarebbe stata la Nazione albanese in miniatura.
Essa avrebbe rinnovato, fino ai nostri giorni, la stirpe dei Pelasgi, di questi geni spirituali, politici e militari, dal cuore, dalla mente e dalla potenza dei quali fu creata e sviluppata, si illuminò e di difese la civiltà greco-romana fino ai giorni di Scanderbeg; di questo Plak, intorno al quale, per un quarto di secolo, combatterono ininterrottamente – e con molti uomini di casa – le piccole repubbliche (famiglie) albanesi, per difendere la loro realtà europea dal pericolo asiatico».
Nda: questo articolo vuole portare a conoscenza del lettore odierno di Albania News una pubblicistica ormai introvabile e che risale agli anni ’40. E’ un dovere di informazione, che il recensore registra sottolineando le argomentazioni dell’Autore, cui rimane tutta la responsabilità storica del contenuto.