Petrit Ymeri è il direttore esecutivo della casa editrice Dituria, fondata a maggio 1991. Per diversi anni ha insegnato lettere al liceo e successivamente ha avuto la docenza di letteratura straniera all’Università di Tirana. Fino al 1984 è stato giornalista culturale della Radiotelevisione albanese e in seguito, fino al 1991, responsabile del settore editoriale della casa editrice statale. Dal 2003 al 2014 Ymeri ha fatto parte del Consiglio di amministrazione della Radiotelevisione albanese.
Socio fondatore dell’Associazione degli editori albanesi, nata nel 1992, di cui da diversi anni è Presidente (membro dell’International Publishers Association), ha partecipato al Premio Europeo per la Letteratura nel 2014 e nel 2017, in qualità di presidente della giuria albanese. È il direttore della Fiera del libro di Tirana.
L’Associazione degli editori albanesi fa parte del gruppo di lavoro, nato per organizzare la partecipazione dell’Albania al Salone del libro di Torino , come Paese ospite. Ho scambiato qualche battuta con Ymeri, proprio in merito a questo.
L’Associazione degli editori albanesi fa parte del tavolo di lavoro che opera, affinché la partecipazione dell’Albania al Salone del libro, in qualità di Paese ospite, si svolga nel migliore dei modi. Qual è, esattamente, il ruolo degli editori?
Premettendo che tutte le decisioni finali sono del Ministero della Cultura, noi abbiamo partecipato attivamente, dando qualche consiglio relativamente agli autori ed editori chiamati a rappresentare l’Albania. Secondo il nostro parere, avrebbero dovuto esserci gli autori che hanno dato il maggior contributo alla letteratura albanese in Patria. Non sempre i nostri suggerimenti sono stati accolti, ma questo fa parte della normale interazione. È un lavoro di gruppo, anche se, ribadisco, le decisioni ultime sono del Ministero. Del resto, l’Istituzione Ministeriale sta facendo un gran lavoro per garantire una riuscita partecipazione.
La sua idea sull’organizzazione?
A tal proposito, vorrei portare l’opinione dell’Associazione degli editori albanesi, che vede nel polo organizzativo del Salone del libro, una mancanza di accuratezza nei confronti dell’Albania Paese ospite. Mi riferisco, in modo particolare, alle tempistiche estremamente ristrette con cui è stata comunicata la nostra presenza al Salone.
Una partecipazione così importante richiede un lavoro di preparazione corposo e di conseguenza necessita di molto tempo, addirittura potrebbe essere utile più di un anno. Riteniamo che il direttore uscente, Nicola Lagioia, non abbia curato con l’attenzione dovuta questo aspetto.
Personalmente, ho incontrato diverse volte Lagioia negli anni passati. È stato a Tirana, in occasione della Fiera del libro 2021, per presentare il suo volume tradotto in albanese. Io sono il direttore della Fiera e l’ho incontrato con piacere, come è giusto che fosse. Ricordo molto bene, per esempio, di avergli prospettato la possibilità che l’Albania potesse essere ospite d’onore del Salone, durante un altro incontro a Roma ( nel contesto della Fiera Più libri più liberi 2021), ma la mia proposta non ha trovato risposta.
Così, quest’anno, riceviamo improvvisamente (forse negli ultimi giorni di Gennaio 2023) e con scarsissimo preavviso, la notizia che l’Albania sarà al Salone. Non conosco le ragioni di un annuncio così tardivo (parliamo di meno di 4 mesi fa), da parte dal Salone del libro, per un evento di un peso notevole per l’editoria albanese, che, probabilmente, si ripeterà dopo diversi decenni.
Riteniamo tutto questo sintomo di scarsa considerazione nei confronti dell’Albania. Naturalmente, è il nostro parere.
Cosa pensa possa ancora essere migliorato?
Un altro aspetto che mi preme sottolineare è relativo alla Cerimonia di apertura del Salone del libro. A partecipare all’appuntamento sarà la scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic e presumibilmente un ospite italiano. Una scelta indubbiamente giusta, ma penso che sarebbe stato corretto inserire anche un autore albanese. L’Albania è il Paese ospite d’onore; ritengo una grave mancanza l’assenza di un nostro scrittore durante la cerimonia d’apertura.
Cosa crede possa portare all’Albania la partecipazione al Salone del libro?
La presenza dell’Albania al Salone è un’opportunità molto importante, a tutti i livelli. Abbiamo fatto accurate valutazioni con il Ministero, affinché il Paese potesse essere ben rappresentato. L’Istituzione ha pensato di inserire scrittori che vivono in Albania, ma anche quelli che risiedono in Italia e in altri paesi europei e scrivono in italiano. La nostra idea è che, forse, sarebbe stato meglio dare maggiore rilevanza agli autori residenti in Albania, ma va bene così.
Nel programma non vi è alcun appuntamento che vede protagonista l’editoria albanese. Sarebbe stato interessante presentare la vostra realtà al pubblico italiano. Non ci avete pensato?
In realtà ci abbiamo pensato, ma in un altro modo. Risulta indubbiamente interessante per noi far conoscere l’editoria albanese e sottolineare che si tratta del settore culturale più sviluppato in Albania. Abbiamo, però, preferito dare rilevanza agli incontri individuali, (molti editori albanesi saranno presenti in Sala Albania); tutti coloro che saranno interessati a saperne di più sulla nostra editoria, potranno confrontarsi direttamente con loro. Altrimenti, avrebbero dovuto proporci un pubblico espressamente interessato.
Cosa pensa della programmazione di Sala Albania?
Dando un’occhiata al fitto calendario di eventi, mi sorge spontanea una riflessione: tutti gli incontri degli autori albanesi si svolgeranno nel contesto di Sala Albania. Penso che questa cosa sia sbagliata. Trovo strano che la manifestazione non abbia pensato a un piano che desse l’opportunità agli autori albanesi di presentarsi al pubblico di lettori, interagendo con gli ospiti stranieri, autori ed editori. Gli editori, gli scrittori e i traduttori albanesi dovrebbero essere parte integrante e relatori in eventi professionali, come è già successo altre volte (Autore Invisibile, I ferri del mestiere, Il mercato dei libri, Fiere e festival, ecc.), per prendere dalle esperienze altrui e dare dalle proprie.
Abbiamo diversi esempi di fiere e festival in cui gli scrittori di diverse nazionalità sono entrati in relazione tra loro, dando un contributo notevole. In questo modo, i Paesi, le letterature e gli aspetti socioculturali si prospettano in maniera decisamente più completa. Penso che sia un aspetto fondamentale, nel caso specifico totalmente trascurato. Sarebbe utile che gli scrittori albanesi fossero ospitati anche in altre Sale e non solo in quella dello stand di appartenenza.
Un’altra cosa che non mi spiego è la presenza persistente della Puglia e degli autori italiani minori che hanno scritto libri incentrati sull’Albania, con tematiche di scarso interesse e, a mio avviso, discutibili. Invece capisco e approvo la partecipazione degli autori albanesi tradotti in italiano. Insomma, c’è tanta Puglia in Sala Albania, eppure mi sembra che la regione ospite sia la Sardegna.
Il Ministero ha voluto aprire la partecipazione anche agli studiosi, al Centro Editoriale per la Diaspora e al Centro Studi e Pubblicazioni Arbëresh. Cosa pensa di questa decisione?
Trovo giusto che il Centro Editoriale per la Diaspora sia al Salone. Pubblicano molti titoli di letteratura, soprattutto per i bambini, che oggi vivono fuori dai confini del Paese. La posizione del Centro Studi in Albania è un po’ controversa, a causa di una diatriba che va avanti con la realtà Arbëresh in Italia (specialmente con l’Università di Palermo e di Cosenza) e anche con l’Accademia degli Studi Albanologici: parliamo di una situazione molto complessa. In ogni caso, le aperture portano sempre positività.