I rapporti tra Italia e Albania sono da sempre uno dei temi ricorrenti nella letteratura che unisce i due Paesi. Dalla saggistica alla narrativa, fino alla poesia, i punti di incontro esteriori e interiori sono tra gli aspetti più affascinanti e meritevoli di approfondimento.
Nel corso dell’ultimo Salone del libro di Torino ho avuto modo di incontrare e di fare una chiacchierata con Idajet Sejdiaj, imprenditore e scrittore, che oggi vive con un piede in Italia e l’altro in Albania e che ha deciso di raccontare la sua lunga storia d’amore con il Bel Paese, una storia iniziata in un passato che oggi si trova sui libri di storia e non è ancora finita.
Il tema del suo libro, Legami d’amore con il Bel Paese, se vogliamo ha in qualche modo anticipato la partecipazione dell’Albania al Salone di Torino e cioè, i legami tra Italia e Albania. Come è nata l’idea di celebrare in forma scritta il suo rapporto con l’Italia?
Sono cresciuto fin da bambino con un grande amore per l’Italia e per gli italiani. Nel 1943, quando l’esercito regio è rimasto in balia delle onde, se così vogliamo dire, in Albania, mio padre si è recato alla lugina di Mesaplik e ha ospitato cinque italiani: un tenente, un capitano e tre soldati, i quali sono rimasti a casa nostra per due anni, fin quando non sono stati rimpatriati nel 1945.
Fin da bambino sono stato esposto alla lingua italiana, poiché mia nonna mi insegnava molte parole che aveva imparato grazie a quei militari e attraverso di esse ha fatto nascere e crescere in me questo grande amore per l’Italia. Inoltre, dopo la laurea in matematica ho iniziato la scuola dei servizi segreti, dove per due anni ho studiato in modo intensivo la lingua e poi lì sono rimasto, come professore di italiano.
Fino al 1993 ho dunque mantenuto il ruolo di docente presso l’Accademia Militare d’Albania, poi con la caduta del regime ho deciso di lasciare l’esercito e di venire in Italia, anche grazie al prezioso aiuto di alcuni amici, dal Colonnello Antonio Sciaulino, che era stato Addetto Militare a Tirana, al Generale Alberto Zignani, il cui padre era caduto in Albania mentre comandava un battaglione di volontari italiani che si erano schierati contro i nazisti.
Da lì, ho iniziato a occuparmi di imprenditoria, riuscendo a creare dei rapporti sinceri e stretti con molte persone che sono ancora oggi miei carissimi amici.
Purtroppo, alcuni anni fa mi è stata diagnosticata una malattia molto grave, un cancro alla prostata che ho scoperto di avere nel bel mezzo della pandemia globale. Il Prof. Francesco Montorsi dell’Ospedale San Raffaele di Milano, uno dei migliori chirurghi di urologia al mondo, pensava che con le giuste cure avremmo potuto farcela, così mi sono recato a Milano grazie a un visto, che in quel periodo non era facile ottenere, e il 3 luglio del 2020 sono stato operato con successo.
Col Prof. Montorsi abbiamo creato un legame di amicizia, io contribuisco attivamente alla fondazione Amici di URI di cui fa parte, a sostegno della ricerca scientifica, e la settimana scorsa si è recato in Albania su mio invito, per un incontro con alcuni chirurghi di urologia locali.
Tutto questo per dire che a me l’Italia ha dato tutto, dalla possibilità di diventare un imprenditore di successo a quella, molto più importante, di salvarmi la vita.
Il suo libro ci racconta quindi questa sua storia, il suo rapporto personale con l’Italia attraverso i decenni.
In Legami d’amore con il Bel Paese ci sono questa e altre storie, che rappresentano i motivi per cui ho un sentimento così forte nei confronti di questo Paese.
Qual è il messaggio che vorrebbe arrivasse ai lettori?
Per me, la sensibilizzazione per ciò che riguarda la salute è il messaggio più importante, quello che ho cercato di trasmettere attraverso i miei scritti. La prevenzione è ciò che rende possibile sconfiggere la malattia ed è fondamentale.
Un commento sulla partecipazione dell’Albania come ospite d’onore al Salone del Libro di Torino.
Appena arrivato a Torino, ho scattato delle foto e le ho inviate agli amici in Albania. Questa sala è secondo me la più bella dell’intera manifestazione e spero che aiuti a rafforzare l’amicizia tra albanesi e italiani, in modo che anche noi torniamo a sentirci più vicini all’Italia, visto che siamo molto simili per tradizioni e anche dal punto di vista storico.