Le due gemelle, Marsina e Martina, condividono lo stesso amore per i due uomini della loro vita: per il padre comunista e per Jeton, che però proviene da una famiglia “macchiata”.
Un romanzo psicologico travolgente, fatto di sviluppi sorprendenti e personaggi sdoppiati, continuamente divisi tra sesso e violenza, sentimento e dovere, ambizione e rivalità.
Martina
Non ti stacchi, Marsina. Ti sei conficcata come un artiglio nella mia pancia. È questo il destino di due gemelle dello stesso ovulo? Perché ci siamo separate? Noi eravamo sempre attaccate, vivevamo come un tutt’uno, come poteva esserci una crepa? Che cosa eravamo noi? Un esperimento? Cerco di capire, perché ho bisogno di confessare a te quello che mi succede? Non siamo più lo stesso ovulo. Mi servi solo per la guerra. Le persone, quando non hanno battaglie, si creano un nemico.
Per sentirsi vive. Per trovare in quel nemico il cambiamento, l’odio, il posto in cui ti hanno umiliato. Tu eri stata lo specchio sudicio dei bagni per me. Facevo fatica anche a guardarmi. Come se avessi dovuto nascondermi dal diavolo. Tutta la mia vita è stata uno sforzo per affrontare la mia sorte prestabilita e la tua, che hai scritto con le tue mani. Sei stata una turista nella vita, Marsi. Non ti sei mai fermata. E i turisti sono terroristi. Imprevedibili. Irresponsabili. Fanno quello che vogliono senza tener conto dei doveri.
La vita non è un vagare senza ideali, senza obiettivi, senza perseveranza. Senza posti di merito. Senza muri. Ti devi fermare in un posto, costruire un recinto, gettare le radici, proteggerle con il sangue, non permettere a nessuno di profanarle. Ecco, questa è la vita. E non essere il vento della tempesta. Cambiare lingua e famiglia, desiderare ciò che è lontano, ferire ciò che è vicino. Non è tanto quello che ti salta in mente di fare, ma cosa sacrifichi per esserlo. Non ho cambiato idea su questo, e non credo che cambierò mai idea, ma sarei più tranquilla, se ora, dopo venticinque anni, sapessi dove sei e cosa fai. Per non esplodermi tra le mani come una mina.
Marsina
Ancora oggi mi fanno paura le persone che sanno cosa stanno facendo e che hanno un’eccessiva fiducia nei loro ideali, mi fanno paura le persone che costruiscono solidi sistemi, dai quali non si muovono le virgole, mi intimoriscono le persone con una grammatica pulita e una sintassi complessa, in cui tutte le frasi si legano meravigliosamente con congiunzioni coordinate e subordinate.
Frasi che hanno un perché causale e quindi conclusivo. Mi fanno paura le persone che sanno darti una risposta a ogni domanda. Io sono stata in grado solamente di sollevare domande nella mia vita, Martina, e se la vita mi ha dato ogni tanto qualche risposta, anche se in ritardo, mi sono sentita matura e cresciuta.