Tradizione, nazionalismo e comunismo nell’Albania contemporanea
di Paolo Rago

Lo studio della storia e delle vicende del popolo albanese deve essere considerato alla stregua di un particolare tassello del più grande mosaico che rappresenta la penisola balcanica.
Vittime forse più di altri di pregiudiziali categorie interpretative, gli albanesi sono stati immaginati e descritti generalmente con un stile retorico di sapore fantastico-leggendario. Portatori di alcune specificità, di cui la più evidente è forse la convivenza esistente tra diverse religioni presenti nel Paese, essi hanno prodotto il concetto meno noto ma altrettanto importante di shqiptaria, forma sui generis di nazionalismo, connaturato con lo spirito del popolo albanese, per la sua storia chiuso ad influenze esterne, auto-referenziale e proiettato al suo interno.
Fenomeno originale, prodotto di reazione ai rischi esterni – questi si di più proprio carattere nazionalista – la sua comprensione permette di esaminare con maggiore profondità gli eventi salienti del percorso risorgimentale albanese di fine Ottocento, gli anni relativi alla monarchia di Re Zog ed il successivo regime comunista, inquadrandoli in un equilibrio stabile.
Per meglio spiegare questi passaggi storici è parso opportuno mettere in evidenza i principali elementi culturali ispiratori dell’azione dei patrioti risorgimentali, ponendoli in correlazione con il pensiero romantico-nazionale sviluppatosi in altri paesi della regione. Parimenti, l’analisi e l’interpretazione delle cause dell’ascesa al potere del Partito Comunista albanese e del suo capo, Enver Hoxha, ha messo in luce le strette relazioni con i contenuti e i valori più profondi espressi nei codici consuetudinari, il più importante dei quali è il Kanun di Lekë Dukagjin.
Legati l’uno all’altro da tanti fili comuni, tali differenti aspetti della storia nazionale albanese hanno prodotto la costruzione, edificata a più riprese, dei tanti miti per il rafforzamento della compattezza nazionale, i tentativi esperiti per modernizzare la nazione, l’apparente incoerenza presente nella conciliazione tra il comunismo ed il nazionalismo per mezzo della cultura tradizionale.