“Se gli imperatori greci fossero stati degli Scanderbeg, Costantinopoli non sarebbe stata battuta”: con questa citazione di Voltaire Claudio Omiccioli apre il suo saggio “Storia e identità del popolo albanese”
Il libro è stato è stato pubblicato dalla Casa editrice ITACA nel centenario dell’Indipendenza dell’Albania.

L’autore dal 1992 si occupa del nuovo fenomeno dell’immigrazione, dell’accoglienza e dei connessi problemi abitativi di persone e famiglie “senza casa e senza patria”. Dall’intenso coinvolgimento con la numerosa comunità albanese locale nasce l’interesse dell’Autore ad approfondire la storia dell’Albania, fino a realizzare una mostra didattica itinerante.
Questa storia dell’Albania nasce con l’intento di conoscere e far conoscere almeno qualche elemento tra i più significativi della storia degli albanesi, la cui identità si è formata in un profondo legame con l’Europa cattolica e la Chiesa di Roma.
Nel XV secolo il popolo albanese si trovò a ricoprire un ruolo di decisiva importanza: con il suo eroe nazionale Gjergj Kastrioti, detto Scanderbeg, impedì che dopo la caduta dell’impero romano d’Oriente e l’occupazione di Costantinopoli del 1453 l’impero ottomano arrivasse fino a Roma respingendo i continui assalti dei Turchi, battendoli in più di venti battaglie e bloccandone il cammino per almeno ventiquattro anni.
La guerra difensiva di Scanderbeg fu determinante per la difesa non solo del suo popolo, ma di tutta la cristianità, come lo saranno le battaglie di Lepanto e Vienna nei due secoli successivi.
La lotta del popolo albanese per la difesa della sua libertà e della civiltà cristiana occidentale è poi proseguita – sia pure nella sconfitta e nel martirio – per tutti i successivi cinque secoli di dominio turco-ottomano e sotto il regime comunista.
Il frutto di questa eroica fedeltà sono le numerose e grandi testimonianze umane che un popolo così martoriato e oppresso per tanti secoli ha saputo comunque dare all’Europa e al mondo intero: fra i tanti, mons. Vincent Prendushi, Ibrahim Rugova (il Ghandi dei Balcani), Pjetër Arbnori, padre Anton Luli, cardinal Mikel Koliqi, Madre Teresa di Calcutta (il primo fiore della primavera albanese) e i numerosi martiri che hanno pagato con la vita la fedeltà alla propria fede e la passione per la libertà.
