Interessanti eventi di approfondimento, la visita della Ministra dell’Istruzione e dello Sport Evis Kushi, musica e danze in costume, hanno contrassegnato la quarta giornata dell’Albania Paese ospite al Salone del libro di Torino. .
Sala Albania
Per il momento mi trovo bene in questo genere o sottogenere, perché ho capito che molto della nostra storia recente è storia criminale: sono le vicende di corruzione, malaffare, di cronaca nera con cui ci confrontiamo ogni giorno e il giallo è la chiave con cui comprendiamo la società. Ho scritto Toringrad cinque anni prima della pubblicazione e l’ho tenuto nel cassetto per via del razzismo che imperversava in Italia; mi chiedevo, quindi, se fosse il caso di pubblicare un romanzo sulla criminalità albanese. L’unica funzione della letteratura, per quanto mi riguarda, è di fornire una spiegazione alle cose. Toringrad è un modo di spiegare qualcosa che già era conosciuto, cioè la malavita albanese.

È quanto affermato da Darien Levani durante l’incontro che ha aperto la quarta giornata in Sala Albania, quando uno dei più apprezzati autori italofoni ha presentato due dei suoi libri: Toringrad e Tavolo numero sette.
A parlare, subito dopo Darien, il giovane ricercatore Vito Saracino, autore di Ciao Shqipëria! Il secolo dei media nei rapporti culturali italo-albanesi, un saggio in cui si configura una storia transnazionale, dove la dimensione nazionale dell’Italia è strettamente legata a quella dell’Albania e viceversa, tanto da permettere un racconto che palesa una potente continuità. Questo è il motivo per cui il volume può essere letto anche da chi non è intrinsecamente legato all’argomento; basta essere un lettore curioso di conoscere una diversa realtà.

L’Italia che sognava Enver è il libro siglato da Nicola Pedrazzi, presentato a metà giornata, che ha portato importanti riflessioni su quel sogno paradisiaco che era l’Italia per gli albanesi, in parte infranto.
Il pomeriggio si è aperto con tre giovani autori contemporanei Liridon Mulaj, Andreas Dushi e Tobias Xhiaxhiu. Durante il confronto è emerso come gli scrittori in erba non abbiano alcuna intenzione di rompere con la generazione precedente. La loro volontà, come sostiene Mulaj, è quella di consegnare la propria visione delle cose.

Andreas ha parlato del suo libro che, a breve, sarà tradotto e pubblicato in Italia e Tobias ha ricordato il ruolo che le fiabe e il folklore hanno avuto nel suo primo romanzo. La sua prospettiva si focalizza sugli archetipi del patrimonio culturale albanese, che, a suo avviso, costituiscono un buon punto da cui partire e trarre ispirazione.
Durante l’appuntamento con Stefan Çapaliku, che ha presentato il libro Ognuno impazzisce a modo suo, è emerso un interessante affresco storico, esistenziale e sociale del Paese delle Aquile. Attraverso la storia narrata, dal taglio autobiografico, l’autore racconta uno spaccato dell’evoluzione storico-sociale dell’Albania, che abbraccia il lungo periodo che va dagli anni Sessanta fino alla morte del sanguinario dittatore Enver Hoxha.

Alle 16.00 il tanto atteso evento Lettere dalla Diaspora. Lingue allo specchio, che ha visto la partecipazione di Mimoza Hysa, direttrice del Centro Editoriale per la Diaspora e la Ministra dell’Istruzione e dello Sport Evis Kushi. L’incontro è nato dalla collaborazione con il Centro Culturale Albanese di Torino, il Centro Culturale e Scuola Albanese “Margarita Xhepa” di Asti e il Centro Editoriale per la Diaspora.

L’introduzione è stata affidata ai violini dei bambini della Scuola Albanese “Margarita Xhepa” di Asti.
È un piacere e un privilegio essere qui con voi in questo importante evento come il Salone Internazionale del libro di Torino, dove per la prima volta l’Albania è Paese ospite e oltre alla Letteratura albanese presenta anche la sua lingua.

Il discorso di apertura della Ministra è proseguito, facendo cenno a quel filo indelebile che lega la letteratura alla lingua.
Quando si fa riferimento alla letteratura albanese, inevitabilmente si richiama la lingua e questo invito è un onore, in primo luogo per la lingua albanese. Siamo qui, oggi, per testimoniare che la nostra è una bella lingua, antica, un tesoro prezioso, che dobbiamo preservare, non solo utilizzandola in famiglia, tra le mura domestiche. Parlare in albanese deve essere un orgoglio, anche quando si è tra amici o in terra straniera; significa dare valore alla nostra esistenza. La lingua è parte della nostra identità e deve essere posta, senza timore, in un confronto con le altre parlate.
Evis Kushi ha poi citato le Scuole di lingua albanese sparse nel mondo.
Ci sono più di 30.000 bambini albanesi che frequentano le Scuole in Italia, Grecia, Austria, Germania, Svizzera, Svezia, Inghilterra, Canada, America e anche nelle terre lontane dell’Australia. La diffusione dell’insegnamento dell’albanese verrebbe considerato un miracolo dai nostri patrioti dei tempi lontani e oscuri, i quali lottavano affinché essa fosse insegnata almeno in Patria. Il nostro desiderio è che tutti parlino e preservino con entusiasmo la lingua d’origine. Con entusiasmo, perché senza di essa non si ha un futuro, non si conservano le radici, né un legame forte familiare, né si potrà mai avere una storia propria, unica e originale da raccontare.
La Ministra ha parlato anche del ruolo del Centro Editoriale per la Diaspora.
Il Centro Editoriale per la Diaspora, ora un organismo istituzionale del Ministero dell’Istruzione e dello Sport, da quattro anni sostiene l’insegnamento nella Diaspora ed è diventato il portavoce degli insegnanti di lingua albanese, ovunque essi si trovino.
La parola è passata alla Console Generale della Repubblica d’Albania a Milano, Anila Pojani, che ha ribadito la riconoscenza per una così bella occasione offerta all’Albania. La direttrice del Centro, Mimoza Hysa, invece, ha fatto una breve ma esaustiva presentazione dei libri bilingue pubblicati dal Centro, con un corposo riferimento alle Fiabe e leggende albanesi di Mitrush Kuteli. È intervenuta anche Eliza Çoba, docente di lingua albanese e di inglese.
Il resto dell’incontro è stato dedicato ai ragazzi della Scuola Albanese “Margarita Xhepa” di Asti, con la lettura della più bella lettera scritta da una piccola allieva, la recita di poesie molto antiche e i balli in costume tradizionale. Le danze sono proseguite anche all’esterno di Sala Albania.

La professoressa Diana Kastrati, il professor Ardian Ndreca e il professor Italo Sarro, autore de «Li poveri nobili coronei». Storie di migrazioni nel Regno di Napoli , hanno partecipato all’incontro Pubblicazioni del Centro Studi e Pubblicazioni per Arbëresh. Tra le tante tematiche affrontate, si è parlato anche del Centro Studi e dei volumi pubblicati durante i tre anni di attività.
A chiusura dell’intensa giornata, Le città della letteratura albanese. Argirocastro, Scutari, Tirana, con Tom Kuka (Enkel Demi) e Ardian Ndreca. Città e memoria, un connubio strettissimo che pone le basi alle città della letteratura, protagoniste di numerosi libri.

Ci apprestiamo a vivere l’ultima giornata della XXXV edizione del Salone del libro di Torino.