“Quando berrai una goccia d’acqua ricordati di me, prega per me e io sempre ti ricorderò̀ nelle mie preghiere davanti al Nostro Signore, perché́ tu sei il mio sacerdote!”.
Queste sono le ultime parole che Santa Madre Teresa rivolse all’autore di questo libro, Dom Lush Gjergji, per me molto significative, da tanti punti di vista. E come sempre le ultime parole sono quelle incancellabili, sono il testamento trasmesso agli altri, è la Besa, per noi Albanesi.

Chi conosce Dom Lush Gjergji, la sua attività infaticabile, i suoi libri e lui come persona, sempre pronto ad ascoltarti e a comprenderti con tanto amore e senza mai giudicare, non ha difficoltà a capire la sua devozione, la sua ammirazione per Madre Teresa di Calcutta. Non so se tutto questo proviene dal legame del sangue, quello etnico, oppure dal legame spirituale, che accomuna tutti alla stessa umanità, ma è chiaro che Madre Teresa è la sua musa.
L’ Analisi della conversazione è il mio campo di studi, quello che mi ispira a capire la natura umana tramite gli atti comunicativi spontanei, naturali, inaspettati, ma sempre mirati a uno scopo. Noi organizziamo la nostra vita, costruiamo le relazioni con gli altri tramite le conversazioni quotidiane, dove il linguaggio umano compare in piena naturalezza, senza rielaborazioni stilistiche e semantiche tracciate su un foglio di carta. Sono tutte quelle parole che una volta che escono dalle nostre labbra, entrano direttamente nella mente degli altri, sfiorano anche i sentimenti più nascosti. La forza della parola, sulla quale sono stati creati studi monumentali partendo proprio dalla Bibbia, ‘In principio era la Parola’, nella conversazione umana prende le sue ali. Ed ecco dove sta la bellezza di questo libro e la raffinatezza dell’autore nel riportare parti delle loro conversazioni, per aprirci con naturalezza le porte di un mondo che ci appartiene più di quanto possiamo pensare.
Voliamo ora verso il mondo immenso di una piccola donna, proveniente da un piccolo paese, quasi insignificante per l’opinione pubblica, che ha meravigliato l’intero mondo con la sua forza mentale e spirituale, con la sua devozione verso gli altri e con il suo amore per la vita.
La vita, la vita umana. Quella che non può essere messa da parte, ignorata, scartata, buttata via, dimenticata. Perché Dio ha detto che ‘valiamo più dei fiori’ dice Madre Teresa e che questo valore ha saputo ridimensionare, non davanti a Dio, perché per lui è sempre infinito, ma davanti a noi stessi, perché spesso ci capita di perderci nel nostro quotidiano.
‘Sappiamo tutti che ci sono malattie gravi nel mondo, ma sempre di più̀ stiamo notando che la malattia più grave nel mondo oggi è che le persone non si amano l’una con l’altra, non amano il prossimo, non c’è amore fra di loro.’ lamenta la nostra Santa. La mancanza di amore, il rinchiudersi dentro di sé, il concentrarsi sul nostro piccolo universo, ignorando quello che c’è intorno, non fa altro che aumentare la distanza con gli altri, renderci estranei al nostro mondo e in fine anche più poveri di sentimenti. Perché non basta la ricchezza per essere ricchi.
Perché doniamo? Mi sono sempre fatta questa domanda riflettendo su quella sensazione che si prova dopo aver fatto un atto che sappiamo benissimo che per qualcuno è importante. Perché amiamo gli altri? Perché abbiamo imparato che non possiamo essere felici se i nostri vicini soffrono? Perché questa pandemia globale, mai come prima nella storia, ci ha insegnato che i nostri vicini sono anche quelli che vivono negli altri continenti? Che questo mondo, confuso e disinvolto in apparenza, in realtà è molto più connesso? Che la ricchezza dei ricchi dipende direttamente dalla forza dei poveri? Oppure, perché donare ci rende semplicemente felici? E noi doniamo proprio per questo motivo, perché vogliamo essere felici. E non importa a chi vanno i nostri doni, noi sorridiamo ogni volta che lo facciamo, ci sentiamo utili. E proprio sentirsi inutili che crea una grande sofferenza e ci porta alla disperazione e alla depressione profonda.
Ci hanno insegnato che l’essere umano è una macchina molto complicata e come tale è perfetta. Ma praticamente noi ci capiamo senza sforzi anche con le persone appartenenti a culture e lingue distanti dalla nostra. Abbiamo tutti lo stesso sorriso. Le stesse lacrime. Tutti abbiamo fame, sete e soprattutto abbiamo un immenso bisogno di sentirci amati.
‘Le persone in tutto il mondo soffrono principalmente la solitudine, l’abbandono, … Non muoiono solo di fame, possono morire di solitudine, non avere nessuno con cui parlare. Hanno bisogno di avere almeno qualcuno vicino per sentire che qualcuno li ama.’ Morire di solitudine, che sofferenza disumana!
Per tutta la vita ho vissuto come un animale, ma sto morendo come un angelo, disse un povero uomo abbandonato a Madre Teresa mentre lei lo teneva nelle sue braccia. Grazie! Erano le sue ultime parole. Un ‘Grazie’ che significa molto. Un Grazie che Madre Teresa non la dimenticherà mai.
La nostra santa ha incontrato milioni di persone e ha saputo esprimere con parole così semplici preoccupazioni così grandi per la società. La solitudine. Questa fonte immensa di ispirazione artistica, quasi fondamentale per creare capolavori, è proprio così indispensabile, anche per sentire la presenza del Signore.
‘La sofferenza è segno che Dio ci ama perché́ ci è vicino, ci unisce a Cristo e alla sua croce. Quando vedo le persone soffrire così tanto, penso che il Calvario sia ovunque, che la sofferenza di Cristo viva nella nostra gente. Guardando il Cristo crocifisso, vediamo il suo capo chino per baciarci, le braccia aperte per abbracciarci, il cuore aperto affinché́ possiamo trovare rifugio in lui.’ Ecco a cosa serve la sofferenza per Madre Teresa: non dimenticare Dio, suo sacrificio per noi, il suo amore, la sua presenza.
Ma si riesce con l’amore a superare tutto?
‘Finora sono riuscita ad ottenere ogni cosa con amore e tramite la preghiera,’ dice la santa a Dom Lush, ‘ma questo no’, e qui si riferisce alle continue richieste per ottenere il permesso di entrare in Albania, durante il regime della dittatura comunista di Enver Hoxha, per vedere la madre e la sorella, che non incontrava dal 1928. Fu inutile. Le autorità̀ albanesi non le hanno mai concesso quel permesso; Madre Teresa ha potuto visitare le loro tombe solo dopo la caduta del regime.
‘Ancora ci sono confini e ostacoli che nemmeno l’amore riesce a superare. Solo Dio conosce il motivo per cui mia madre e mia sorella devono soffrire in questo modo. Indubbiamente, le preghiere e i loro sacrifici mi aiutano molto nella mia missione. Tutto per la gloria di Dio,’ dice la santa con il volto triste. Quella piccola donna che sembrava di ferro, quella che aveva donato migliaia di sorrisi a tutto il mondo, alleviando il dolore di molte persone abbandonate per strada, che avevano esalato l’ultimo respiro tra le sue braccia, per la prima volta mostra il suo dolore personale al suo sacerdote.
‘A volte ricevo qualche lettera da mia madre e mia sorella, da Tirana. Scrivono solo poche parole e hanno un grande desiderio di incontrare di nuovo me e mio fratello Lazri… Quello che posso dire è che prego molto per l’Albania, affinché́ Nostro Signore illumini il popolo e gli faccia capire questo: se vogliono vivere in pace devono amarsi gli uni con gli altri… Penso che per la nostra Chiesa albanese non sia ancora passato il Grande Venerdì̀, ma la nostra fede ci insegna che la vita di Gesù̀ non finisce qui, ma continua sulla croce e si completa con la Resurrezione. La nostra gente non dovrà e non potrà mai dimenticare questo.
‘Amatevi gli uni con gli altri come Dio vi ama!’ risuonano le sue parole, le parole della nostra santa che ha dedicato tutta la vita a un solo scopo, diffondere l’amore universale, soprattutto per chi soffre.