Nel giorno che celebra l’Indipendenza della Repubblica del Kosovo (17 febbraio 2008), abbiamo chiesto alla professoressa Majlinda Bregasi, nominata per il Premio Europeo della Letteratura 2020, nonché membro del Comitato Nazionale per la Scienza del Kosovo, di proporci cinque titoli che narrano di Kosovo e della sua gente.
La letteratura kosovara, di grande fascino e amabilità, rimane ancora poco conosciuta in Italia. La penna degli scrittori è genuina e semplice, pur essendo fortemente evocativa. La capacità descrittiva è il punto di forza dei migliori scrittori provenienti dal Kosovo e per questo, ci è sembrato giusto pubblicare un articolo con le segnalazioni dei libri suggeriti dalla professoressa.
1 Deserto invasivo
Uscito, per i tipi della De Angelis, il primo libro di poesie tradotto in Italia del poeta albanese Ali Podrimja (a cura di Blerina Suta, introduzione di Filippo Bettini), considerato uno dei maggiori poeti del Kosovo.

2 La morte mi viene da occhi così
Per la prima volta Rexhep Qosja viene tradotto in italiano (titolo in albanese: Vdekja më vjen prej syve të tillë), tredici racconti che fanno un romanzo. Un volume tra i più belli dell’autore, tradotto in diverse lingue e apprezzato dalla critica internazionale. Le vicende si svolgono in una piccola città albanese nella ex Jugoslavia, una luogo dal nome fittizio: Vajazan. A intimidire e minacciare la gente della città sono individui al servizio del regime, come Danjoll di Sherka. Danjoll incute paura a tutti, anche al protagonista del romanzo: Xhezair di Gjika, insegnante di letteratura, scrittore e giornalista.
Come può uno scrittore esprimere la sua arte e nel contempo sopravvivere alla dittatura che pedina, infanga, accusa, tortura, incarcera, spinge alla morte?
Come si può amare ed essere amati, come si può sopravvivere a Vajazan, la città che ha fatto dell’arte una tradizione del tutto particolare?

3 La tua robinja
Cura e traduzione del poeta albanese Gëzim Hajdari. Ciò che distingue i versi di Donika Dabishevci è l’aspetto carnale dell’amore; sa comunicare con il proprio corpo e con la propria femminilità. La poetessa kosovara possiede un’enorme potenzialità creativa. Il suo linguaggio poetico, avvolto da un fascino orientale, è prepotente e suggestivo, senza cadere in un volgare erotismo, e mira la bellezza come punto di arrivo. È da notare che i testi in albanese sono stati scritti in dialetto gegë dell’Albania del Nord. Quest’opera in bilingue rappresenta la prima pubblicazione di una vera voce femminile del Kosovo in Italia.

4 Ritorno in Kosovo
Come affrontare una guerra che si svolge a casa tua? “La guerra degli altri la si analizza, si cerca di comprenderne le ragioni. Il dolore degli altri è un argomento di riflessione. La tua è… dolore. L’unico in grado di farti provare la sua assurdità.”
Frutto della collaborazione tra Jorge González, e Gani Jakupi, compositore, fumettista e giornalista kosovaro di etnia albanese, questa graphic novel si sviluppa lungo 112 pagine di grande formato, tutte a colori.

5 Conversazioni con Madre Teresa
Nel 5° anniversario del Concistoro Ordinario Pubblico, convocato da papa Francesco il 15 marzo 2016, per la canonizzazione di Agnese Gonxhe Bojaxhiu (Madre Teresa) vengono pubblicate le interviste esclusive di Don Lush Gjergji raccolte in diversi Paesi e circostanze, nonché quelle rilasciate durante le sue cinque visite in Kosovo e il discorso tenuto per l’accettazione del Premio Nobel per la Pace (1979), con fotografie, parole, messaggi, discorsi, orientamenti, definizioni, visioni lungimiranti e profetiche: una sorta di testamento spirituale per tutti noi.
Chi conosce Dom Lush Gjergji, la sua attività infaticabile, i suoi libri e lui come persona, sempre pronto ad ascoltarti e a comprenderti con tanto amore e senza mai giudicare, non ha difficoltà a capire la sua devozione, la sua ammirazione per Madre Teresa di Calcutta. Non so se tutto questo proviene dal legame del sangue, quello etnico, oppure dal legame spirituale, che accomuna tutti alla stessa umanità, ma è chiaro che Madre Teresa è la sua musa.
